I due contendenti si sono incontrati e nell'attesa di diventare i due sfidanti delle prossime elezioni hanno giustamente concordato che prima occorre stabilire le nuove regole del gioco, perchè quelle ora in vigore non piacciono a nessuno, visti i risultati che hanno provocato. Berlusconi e Veltroni e chi crede in loro devono ringraziare il "popolo" che ha proposto il referendum elettorale che ha in un certo senso imposto ai partiti di darsi una regolata e quindi di trovare una via d'uscita parlamentare. In realtà nulla è stato deciso, ma sono state almeno gettate le basi di un accordo per bloccare l'azione referendaria. Lo scontro sarebbe stato all'ultimo voto, aspro e definitivo. Non crediamo neppure per un attimo a quel che si vuol far credere, in altre parole che sia finita l' era della contrapposizione totale che esiste nel nostro Paese da sempre e che in qualche modo è storicamente innata, non solo da mezzo secolo, ma che si tratti per ora di un modesto tentativo di considerare gli avversari politici solo tali e non nemici. Ci riusciremo? Forse.
Intanto basta guardare gli alleati dell'uno o dell'altro per capire che non sarà facile la via per il varo della nuova legge elettorale. Molti di loro speravano forse che l'incontro tra i due finisse a torte in faccia, si fa per dire, a sinistra con gli ultrà che tanto filo da torcere hanno dato a Prodi e che poi gli hanno rinnovato la fiducia (che altro potevano fare? E dove andranno se i big trovano un accordo?), mentre a destra crescono le riserve e i dubbi nei confronti del Cavaliere con qualche accenno d'insofferenza in molti casi giustificato, come vedremo in seguito, e con pericolose cadute di stile da parte del leader di AN che minaccia qualcosa di non ben precisato nei confronti dell'ex presidente del Consiglio sul terreno delle Comunicazioni e della Giustizia. Poi c'è Prodi il quale teme che prima o poi sarà lui l'"agnello sacrificale" e che alla fin fine tutti ormai si aspettano, anche a sinistra, che la sua esperienza governativa finisca nel cestino delle cose da dimenticare.
Non è ben chiaro insomma quale legge elettorale uscirà dal Parlamento e tutto questo trambusto certamente non contribuisce a soluzioni accettate da tutti. Qualcuno ne uscirà certamente con le ossa rotte. Intanto Berlusconi - dopo il fallimento totale dell'operazione "spallate"- s'inventa il nuovo partito del popolo della libertà, quello che ha mandato Fini su tutte le furie anche per il modo con il qual è stato presentato a San Babila, saltando sul predellino di un'auto in mezzo ad una folla di sostenitori. Molti ricorderanno un analogo gesto compiuto a Mosca da un alto dirigente del PCUS qualche anno fa e che sotterrò definitivamente l'Unione Sovietica. Ma Eltsin ebbe la fortuna o l'opportunità di saltare su un carro armato per arringare la folla in subbuglio della Piazza Rossa. Che c'entra - direte voi - questa storia moscovita con le cose (patetiche) nostrane? Niente, ma non si sa mai.