torna a "LaFolla.it" torna alla home page dell'archivio contattaci
cerca nell'archivio




ricerca avanzata


Google



contattaci

ingrandisci o rimpicciolisci il carattere del testo

cinema
"il dolce e l'amaro"
di Franco Olearo

Italia 2007
Regia:
Andrea Porporati
Durata: 98'
Sceneggiatura:Andrea Porporati
Interpreti: Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro, Fabrizio Gifuni,
Produzione: Sciarlò
Genere:Dramma

Saro Scordia, adolescente, viene condotto dai carabinieri a incontrare suo padre, che sta capeggiando una rivolta nel carcere in cui è rinchiuso. Sarà l'ultima volta che lo vedrà perché il padre verrà ucciso in modo non chiaro. Saro cresce aiutato da un padrino che lo avvia all'attività di picciotto: vendette, furti e rapine, tutte per conto della mafia. Alla fine l'opportunità del grande salto: se riuscirà a eliminare un rivale pericoloso, potrà entrare ufficialmente a far parte dell' organizzazione...

E' indubbio che sorge spontanea la domanda: perché ancora un film sulla mafia? Il dubbio si rafforza man mano che il film avanza e si nota che la struttura narrativa ha molte analogie con Quei bravi ragazzi (1990) di Martin Scorsese: la narrazione fuori campo di un piccolo delinquente che vuole fare carriera, l'ipocrisia della doppia vita: degli affetti familiari e del duro lavoro di killer, la scoperta che la cupola non dimentica e non perdona, la salvezza attraverso il programma di protezione dei i pentiti. Anche l'episodio cruento dei due ragazzini, colpevoli di aver scippato la madre del boss, che serve ad evidenziare il sadismo gratuito della mafia e la presa di coscienza del giovane apprendista, ha il suo parallelo nel film di Scorsese e nel ragazzo che prima viene ferito a un piede per puro divertimento e poi infine ucciso.

L'intento del regista-sceneggiatore resta comunque interessante: come può accadere che un ragazzo, non cattivo né violento di natura, possa crescere avendo come unico ideale il poter venir preso in considerazione da uno dei grandi boss mafiosi, ".quelli che governano il mondo". Anche nel momento dello scontro fra i due poteri (lui ormai in carcere, l'altro, il suo amico d'infanzia che è diventato un giudice) Saro ha ancora la temerarietà di ricordargli che lui è "un uomo morto" perché in fondo, nonostante sia dovuto fuggire perché ormai divenuto un testimone scomodo, è convinto che "la famiglia" sia la più forte.

La storia è ben raccontata e non manca di momenti intensi: l'incontro con il padre in carcere; l'amore contrastato con Ada, l'ironia di un assalto in una banca piemontese dove loro, siciliani, non riescono a farsi capire; la tensione del suo primo omicidio a sangue freddo. Molto bravo Luigi Lo cascio, vera colonna portante di tutto il film, anche se con la sua recitazione interiorizzata si fa fatica a considerarlo un "cattivo". Resta la sensazione globale di un un buon esercizio di stile facilitato da tanti grandi maestri (Scorsese e Coppola innanzitutto) ma che non sia riuscito a dire realmente niente di nuovo.

(per gentile concessione di www.familycinematv.it)

Commenta Manda quest'articolo ad un amico Versione
stampabile
Torna a LaFolla.it