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storia
graffitari latini
di Carla Santini

Per molto tempo gli storici hanno ritenuto che il trenta per cento della popolazione dell'impero romano fosse alfabetizzata. Oggi questa affermazione è contestata dai più, ma a leggere i graffiti di Pompei sembrerebbe che in realtà, almeno nelle città italiane più importanti, la percentuale non si discosti da quanto si reputava in passato.

A Pompei le iscrizioni sono tante, di tutti i generi, dagli slogan elettorali alle promozioni pubblicitarie, dai versi di Virgilio riprodotti da qualche appassionato di poesia alle iscrizioni oscene, queste ultime riscontrabili in luoghi ben circoscritti, come nei pressi di taverne, postriboli e teatri, ma con maggiore frequenza, come c'era da aspettarsi, nei gabinetti pubblici. Interessanti anche le locandine ante litteram indicanti le date dei combattimenti dei gladiatori, con l'enumerazione delle vittorie conseguite dai gladiatori più apprezzati da questo o quel supporter.

Tra gli appassionati di poesia il verso più gettonato era il passo dell'Eneide "Arma virumque cano, Troia(e) qui primis ab oris", ma ci fu anche chi ironicamente lo modificò scrivendo "Fullones ululamque cano, non arma virumque", ovvero, invece di "Canto le armi e l'uomo che, proveniente da Troia", scrisse "Canto i cardatori e le civette, né armi né eroi".

L'elogio del lavoro manuale, difficile da esercitare se non si era specializzati, in quanto gli imprenditori per i lavori manuali preferivano utilizzare i più economici schiavi, si trova anche in un'altra iscrizione, che afferma perentoria: "Otiosis locus hic non est. Discede morator"., ovvero "Questo non è posto per indolenti. Ozioso, vattene".

Come d'altronde accade ancor oggi, spesso sotto un'iscrizione qualcun altro aggiungeva qualcosa che ne ampliava o modificava il senso. Sotto un poetico "Amantes ut upes vita(m) mellita(m) exigunt", "Gli amanti, come le api, hanno una vita dolce come il miele", un'altra mano aggiunse un lapidario "Velle", "Lo dici tu". Un'iscrizione è addirittura sgrammaticata. Recita testualmente: "Abiat venerem bompeiianam Iratam qui hoc laeserit", dove abiat sta per habeat e bompeiianam per Pompeiianam, "Colui che danneggerà questo scritto incorrerà nelle ire della Venere pompeiana", a metà tra il "Fesso chi legge" e la Catena di Sant'Antonio.

Diverse anche le iscrizioni elettorali. Una invita coloro che bevono di notte a votare come Edile un certo Marco Cerrinio Vazio, il quale evidentemente, se eletto, sarebbe stato un Edile tollerante con il popolo dei festaioli notturni, "M. Cerrinus Valium Aedilem seribibi universi rogant". Un'altra mano ignota invita ipocritamente a votare un certo Proculo facendo chiaramente capire che si tratta di un omosessuale, "Aedilem Procula conctorum turba probabit hic pudor ingenuus postulat et pietas"; Proculo è chiamato Procula e per il suo incarico sarebbero ironicamente richiesti "pudore innato e sentimenti pietosi".

Considerando quanti monumenti e muri di palazzi sono sporcati ogni giorno, ai nostri giorni, verrebbe da dire "Nihil novi sub sole".

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