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arte e mostre
quadri e carrozze. opere futuriste e carrozze d’epoca in mostra a Macerata
di Michele De Luca

Nel Museo di Arte Contemporanea di Palazzo Ricci e nella chiesa di S. Paolo di Macerata sono aperte al pubblico le mostre "FuturMacerata. Il secondo Futurismo nelle collezioni della Pinacoteca Civica e di Palazzo Ricci" e "L'Età della Carrozza. Echi e memorie di un tempo passato", organizzate dall'Istituzione Macerata Cultura - Biblioteca e Musei e dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata. L'idea della prima mostra nasce grazie alla collaborazione tra la Pinacoteca Civica di Macerata e Palazzo Ricci, che per la prima volta mettono a confronto le opere delle proprie collezioni per offrire un quadro più esaustivo dei protagonisti del Futurismo maceratese. I quadri esposti evidenziano l'importanza che questo movimento artistico ha avuto nella provincia di Macerata a partire dagli anni '20. Si possono ammirare opere di Ivo Pannaggi, Sante Monachesi, Bruno Tano, Wladimiro Tulli, dei fratelli Umberto e Alberto Peschi e di altri protagonisti non marchigiani di questa fiorente avanguardia artistica, come Fortunato Depero e Gerardo Dottori, in una mostra che affronta i principali temi presenti nel celeberrimo Manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti del 1909: dal mito della velocità all'esaltazione della tecnologia e della meccanica, dagli studi sui principi dell'estetica della macchina all'esaltazione del volo.

Il 26 giugno 1922, nella IV sala dell'Esposizione Provinciale d'Arte al Convitto Nazionale di Macerata, vicino agli epigoni locali di un Ottocento che ancora non voleva andarsene, campeggiavano, incomprensibili, alcune opere di Balla, Boccioni, Depero, Fornari, Marasco, Paladini, Prampolini, Scirocco, Sironi e del curatore dell'esposizione Ivo Pannaggi: è il primo contatto diretto della città con il Futurismo. Il maceratese Pannaggi ha solo 21 anni e ha già esposto opere, oltre che in numerose mostre italiane, a Praga, a Berlino, a Brno, a Kosice, ad Anversa e a Düsseldorf, prime tappe di un percorso che lo porterà un po' ovunque in Europa e in importanti gallerie negli Stati Uniti. Nel 1922 Pannaggi, tra le altre cose, si era occupato di teatro mettendo in scena a Roma con Paladini il "Ballo meccanico futurista"; sempre con Paladini, cui si aggiunge l'anno successivo Prampolini, pubblica il "Manifesto dell'arte meccanica futurista", e, secondo i principi dell'estetica della macchina, dipinge una delle sue opere più famose, il "Treno in corsa". Per pochi anni ancora Pannaggi graviterà su Macerata: di lì a poco lascerà l'Italia, ma sempre con un pensiero rivolto alla sua città dove sceglierà di tornare a morire.

Nel dicembre del 1932 il Futurismo a Macerata mette radici più solide: viene costituito il "Gruppo Futurista" che prenderà il nome di Boccioni. È l'inizio di una vorticosa attività nel campo della pittura, della scultura, della grafica, della pubblicità, del cinema, che per oltre un decennio vedrà i membri del gruppo maceratese, Sante Monachesi, Bruno Tano, Rolando Bravi, Mario ed Ermete Buldorini, Ferdinando Paolo Angeletti, Giovanni Sabalich, Mario Monachesi animare la scena artistica dell'intera regione tanto da essere promossi sul campo da Marinetti da "gruppo maceratese" a "gruppo marchigiano". Via via il gruppo si allarga con gli apporti dei fratelli Peschi, di Amorino Tombesi, del giovanissimo Wladimiro Tulli, e con le esperienze futuriste episodiche di Arnaldo Bellabarba, di Virginio Bonifazi, di Lamberto Massetani e Fulvio Raniero Mariani, i quali sviluppano prevalentemente le loro ricerche nell'ambito dell'aeropittura. Nel '38 un addensarsi di manifestazioni, come l'Esposizione Provinciale dei sotto i Trenta a Macerata e la Mostra di Aeropittura futurista ad Ancona, documentano il Futurismo del consenso, o "secondo Futurismo", che, pur nelle sue numerose varianti locali, riesce a far coincidere gli opposti di un atteggiamento nazionalistico con le aspirazioni cosmopolite, la chiusura di una provincia con l'avanguardia europea e il Gruppo Futurista Boccioni di Macerata occupa un posto di rilievo in questa fase della storia dell'arte italiana. A questa mostra è abbinata un'altra bella esposizione, "L'Età della Carrozza", che presenta al grande pubblico veicoli risalenti ad un periodo compreso tra la fine del '700 e gli inizi del '900. Le vetture esposte provengono della collezione del Museo della Carrozza di Macerata. Costituitosi nel 1962, grazie alla donazione di carrozze ed equipaggiamenti elargita dal Conte Pier Alberto Conti con la mediazione del Lions Club, si è in seguito arricchito con altri preziosi elementi, frutto ulteriori donazione di nobili famiglie locali. La funzionalità, i servizi, le modalità di viaggio, le soste, i cavalli, gli attacchi e i finimenti vengono narrati tramite l'esposizione di otto diversi modelli: berlina trasform, berlina, landau, coupé, mylord, break wagonette, louisiana e un delizioso "arrozzino da bambino", insieme a tanti documenti e oggetti da viaggio in uso a quel tempo.

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