Ottanta anni fa, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono legalmente ma illegittimamente giustiziati sulla sedia elettrica nelle prigioni di Boston.
Nicola Sacco, nato a Vico del Codacchio a Torremaggiore in provincia di Foggia il 27 aprile 1891, era emigrato negli Stati Uniti nel 1908. In Italia era calzolaio e aveva trovato lavoro in una fabbrica di scarpe di Boston.
Bartolomeo Vanzetti era nato nel Cuneese, a Villafalletto, l'11 giugno 1888. Alla morte della madre emigrò negli Stati Uniti; era il 1908. Dopo il suo arrivo, privo di una qualsiasi specializzazione professionale, fece molti lavori e da ultimo il pescivendolo.
I destini dei due italiani, seppur provenienti da due zone tanto distanti tra loro, si sarebbero incrociati.
Entrambi, spinti dal desiderio di cambiare la propria vita, si erano subito scontrati con una realtà ben diversa da quella immaginata, svilupparono idee libertarie e si ritrovarono ben presto in un gruppo anarchico.
L'epoca in cui i due vissero era quella in cui bombe fatte in casa e idee di giustizia e di diritti dei lavoratori sembravano mettere in scacco il potere dominante che dette, pertanto, vita ad una vera e propria caccia alle streghe soprattutto fra i lavoratori.
Gli echi della Rivoluzione russa e la massiccia emigrazione dall'Europa che portava braccia da lavoro ma anche idee nuove e rivoluzionarie, illusioni libertarie e ansia di cambiamenti e di trasformazioni entravano in collisione con il cinico capitalismo di una società ricca e affarista, pronta a sfruttare tutta la spensieratezza degli anni Venti che sarebbe scomparsa negli Anni Trenta,dopo il crac del Ventinove.
Quando nel 1919, trenta fra le personalità più in vista degli Stati Uniti ricevettero pacchi bomba, si scatenò una vera persecuzione nei confronti degli anarchici.
Gli unici capri espiatori furono Sacco e Vanzetti che vennero arrestati nel 1921 con accuse gravissime quali quella di omicidio e di rapina.
Sin dalle prime battute del processo, emerse l'inconsistenza delle prove a loro carico ma, soprattutto, la volontà di trovare colpevoli a tutti i costi.
La vera colpa era quella di essere immigrati e poveri.
Non esisteva Internet e non esisteva ancora Amnesty International, ciò nonostante, la notizia del processo-farsa fece il giro del mondo e tanti si mobilitarono per garantire un processo regolare ai due. A nulla valsero le manifestazioni di piazza né la dichiarazione di un detenuto portoricano che li scagionava. La giuria fu inflessibile e dopo sei anni di calvario furono mandati sulla sedia elettrica nell'agosto del 1927.
Il caso di Sacco e Vanzetti accelerò il processo in materia di garanzie giuridiche per i lavoratori.
Nel 1977, il governatore del Massachussets, Michael Dukakis ha chiesto ufficialmente scusa ai discendenti ed ha firmato un'ordinanza di simbolica assoluzione dei due italiani giustiziati.
Resta ancora molto da fare in termini di solidarietà e di giustizia nei confronti degli emigranti e dei poveri. Nonostante i radicali cambiamenti, spesso, chi è ai margini della società è subito additato come colpevole dalla pubblica opinione, specie se è diverso e straniero.