L'UNESCO ha solennemente dichiarato Ebron sito palestinese, e per di più "in pericolo", evidentemente dalle autorità israeliane. La deliberazione fa seguito a quella che ha dichiarato sito palestinese il Muro del Pianto. Questa volta - ha tuonato il premier israeliano Netanyahu - hanno deciso che la Tomba dei Patriarchi a Hebron è un sito palestinese e non ebraico e che è in pericolo. Non è un sito ebraico? Chi è sepolto lì? Abramo, Isacco e Giacobbe, Sarah, Rebecca e Lia: i nostri padri e le nostre madri!".
Israele da sempre considera Gerusalemme sua capitale indivisibile, i palestinesi considerano illegittima l'annessione, nel 1967, di Gerusalemme Est, mentre i cristiani, dai tempi del mandato inglese, porgono cristianamente l'altra guancia, schierandosi, a seconda delle simpatie di questo o quel governo, con l'una o l'altra parte. La decisione è stata infatti presa con il voto favorevole della Polonia, patria di San Giovanni Paolo II, e della Croazia, nazione tradizionalmente espressione, nei secoli, di un cattolicesimo non meno battagliero di quello polacco.
Abramo è il padre di tutti, ebrei, cristiani e musulmani, ovvero della stragrande maggioranza di coloro che, in questo mondo, sono credenti in una religione. Pretendere, come vorrebbero certi israeliani, che tutto ritornasse a cinquemila anni fa, senza tener conto della predicazione di Gesù o del riconoscimento del carattere sacro di Gerusalemme da parte di Maometto, è francamente fuori dalla storia. Dire, come fa l'UNESCO, che Ebron è un sito palestinese, è semplicemente un'ulteriore espressione dell'odio verso Israele da parte di molti paesi, non solo arabi.
Sono esattamente cinquanta anni che la città santa per tre religioni non trova quello status che la comunità internazionale dovrebbe riconoscerle, che piaccia o meno al governo israeliano o all'autorità palestinese. La Chiesa ne dovette attendere quasi sessanta per vedere la nascita di Città del Vaticano e quindi, forse si è ancora nei tempi.
Ma qui bisognerebbe stare attenti a come si parla, perché nel lontano 1929, anno della Conciliazione, imperava il regime fascista e la nuova legge proposta dall'onorevole Fiano è molto più restrittiva di quanto previsto in Costituzione da Togliatti, dalla legge Scelba del '52 e dalla legge Mancino, vietando anche il commercio online di cimeli del ventennio. Parlare bene della Conciliazione potrebbe configurarsi come reato.
Di questo passo, per contrastare la Lega, ci sarà chi proporrà di proibire di ricordare la buona amministrazione di Maria Teresa d'Austria o chi proporrà il reato di leso Risorgimento, con divieto di parlare della decadenza del Sud a spese dell'industrializzazione settentrionale.
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articolo pubblicato il: 11/07/2017 ultima modifica: 22/07/2017