"La situazione è ritenuta da alcuni più grave di quella delle quattro banche regionali fallite e salvate con i soldi di investitori e correntisti. La bolla dei "prestiti sociali" delle cooperative rischia di essere assai più devastante di quella di Banca Etruria, Banca Marche, secondo il quotidiano La Verità." La notizia viene rilanciata dal Wall Street Italia.
L'articolo prosegue con la disanima dei singoli casi e con l'entità dei risparmi andati in fumo. La Banca d'Italia è stata costretta ad intervenire. Il 9 novembre 2016 sono state pubblicate le "disposizioni in materia di raccolta del risparmio da parte dei soggetti diversi dalle banche", in cui si chiedevano alle coop garanzie patrimoniali e si introducevano obblighi di trasparenza. Ci sarebbe da domandarsi come mai dopo anni di assoluto silenzio le Autorità, la cui missione dovrebbe essere quella di difendere il risparmio, abbiano preso iniziative la cui efficacia ora è sotto gli occhi di tutti; con buona pace dell'articolo 47 della Costituzione: "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito."
Superiamo per il momento la problematica riguardante la funzione del prestito sociale e concentriamoci sui rischi derivanti dalla perdita dei risparmi di migliaia di famiglie. E' doverosa anche una riflessione sulla composizione della platea di risparmiatori che hanno affidato le proprie risorse finanziarie attraverso il prestito sociale. Si tratta prevalentemente di famiglie non particolarmente abbienti, che con i risparmi hanno perso la possibilità di fare fronte ad imprevisti ed al rischio di longevità. Si; il rischio di longevità, cioè il rischio di sopravvivere alle proprie risorse finanziarie e di non poterne disporre in anni in cui sarebbero più necessarie anche in considerazione del fatto che lo Stato sociale è piegato ai vincoli di bilancio.
L'enorme ritardo che si registra in Italia riguardo alla cultura finanziaria è la prima causa delle problematiche che hanno investito i risparmiatori che si sono affidati a banche o cooperative nell'illusione di effettuare depositi adeguatamente remunerati e in assenza di rischio.
E' colpevole colui che permette che il risparmiatore confonda la volatilità con il rischio. Coloro che hanno collocato obbligazioni o hanno raccolto "prestiti sociali" troppo spesso hanno fatto in modo che i risparmiatori non percepissero quella che apparentemente è una sottigliezza, ma che marca la differenza tra sicurezza reale e quella illusoria. Le "ancore mentali" hanno poi determinato il successo di coloro che, ingannando il risparmiatore, lo hanno indotto in errore in molti casi rivelatosi fatale. Per il momento il silenzio è assordante, vedremo nei prossimi giorni quale rilievo assumerà la notizia.
articolo pubblicato il: 30/05/2017 ultima modifica: 01/06/2017