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cinema
"quattro minuti"
di Franco Olearo

Germania 2006
Regia:
Chris Kraus
Durata: 112'
Sceneggiatura: Chris Kraus
Musiche: Annette Focks
Interpreti: Monica Bleibtreu, Hannah Herzsprung, Sven Pippig, Richy Muller
Genere: Dramma

Jenny è una ragazza violenta e disillusa: dopo aver subito abusi dal patrigno alcolizzato e ucciso un uomo, è in carcere da troppi anni. Traude Kruger ha ormai ottant'anni ma non rinuncia alla sua passione per il pianoforte e continua a organizzare corsi di piano per le recluse. Ha un passato triste che non riesce a dimenticare, un ricordo tragico legato agli ultimi anni del nazismo. Traude si accorge che Jenny ha un talento innato per la musica e vorrebbe che partecipasse a un concorso per giovani talenti...

Dopo un film di grande livello come Le vite degli altri, l'attenzione verso il film tedesco è massima. Quattro minuti, del regista 44-enne Chris Kraus è un film interessante, che conferma la forza espressiva, lo stare dentro i temi reali di questo cinema ma presenta alcuni difetti di sceneggiatura.

Realistica l'ambientazione in un carcere femminile, fra le piccole beghe e le vendette delle detenute, il sadismo ma a volte il buonismo delle guardie carcerarie, le ambizioni di un direttore se si preoccupa solo di fare bella figura con la stampa. La tematica della riabilitazione è uno degli aspetti meglio riusciti di questo film: di fronte alle violenti intemperanze di Jenny, il piccolo consiglio che amministra il penitenziario dibatte le due classiche visioni del condannato: chi crede che un delinquente resterà sempre tale e chi invece ha fiducia nella possibilità di un riscatto, una volta che si sia data loro la possibilità di credere di nuovo in loro stessi.

Su questo sfondo si sviluppa l'incontro-sconto fra le due donne: la selvaggia Jenny da troppo tempo abituata solo a difendersi con la violenza dalle violenze altrui e l'anziana Traude, anche lei fredda e quasi disumana ("non mi interessi come persona":dichiara alla ragazza alla quale ha iniziato a dare lezioni di piano). Entrambe hanno sepolto il loro io più fragile, per motivi molto diversi. Poi, a poco a poco, fra scontri e progressive confidenze, le due donne iniziano ad avvicinarsi, confidandosi reciprocamente il loro triste passato.

In un intenso dibattito finale, le due donne mostrano di esser rappresentanti di due diversi atteggiamenti nei confronti della vita: la giovane segue il flusso naturale di ciò che sente dentro di se e reagisce a ciò che le accade, senza farsi troppe domande o pretendere troppo da se stessa. L'anziana Traude è convinta invece che "abbiamo un compito in questa vita": bisogna comprendere quale esso sia e poi compierlo fino in fondo (in questo atteggiamento non viene espresso nessun riferimento religioso, ma una forma di destino fatale che sovrasta ognuno di noi).

Queste due tematiche (il confronto fra le due donne e lo sfondo carcerario) sarebbero stati sufficienti per sviluppare un film bello e appassionante; il regista-sceneggiatore ha voluto invece sovraccaricare la storia di sub-plot riferiti al passato delle due donne (Jenny, non solo ha subito le violenze del patrino ed è stata incolpata - forse a torto - dell' omicidio di un uomo, ma ha anche il triste ricordo di un figlio nato morto per colpa dell'indifferenza dei suoi carcerieri).

Anche nella storia di Traude è stata inserita una tematica lesbica che in fondo risulta non necessaria per motivare il suo affetto per la giovane piena di talento. Il film finisce quindi per perdere linearità ed essenzialità, virtù ben presenti invece ne Le vite degli altri.

Molto brave le due protagoniste. Arricchisce il film una bella colonna sonora, fatta sia di musica classica che di composizioni moderne di Annette Focks.

(per gentile concessione di www.familycinematv.it)

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