17 Maggio 2004, vigilia del quarto e penultimo appuntamento con la pianificazione strategica urbana.
"Ambiente e territorio": argomento delicato e di particolare valore, prevista attiva e concitata partecipazione giovanile.
Riflessioni sull'effettiva utilità di tali primi passi verso una "democrazia partecipata", condivisione delle precedenti esperienze.
Scambio di opinioni tra amici sugli esiti delle passate riunioni: non voglio (o non posso) mancare, ci sarò per dire la mia, nutro forti dubbi, meglio optare per qualcosa di più divertente.
Risoluta e manifesta volontà di essere parte attiva della programmazione municipale, sicura e fiduciosa adesione ai gruppi di discussione.
Si preannunciano ore intensamente costruttive e stimolanti.
18/19 Maggio 2004, esecuzione dei lavori.
Prima impressione abbastanza sconfortante, rimarchevole la scarna presenza di coetanei, timore di dover ammettere un'inaspettata mancanza di ideali nelle nuove generazioni.
Ritmo blando, tecnicismi, inutili dilungamenti.
Consistente aumento della componente giovanile in sala (sollievo!), speranza in una maggiore interazione.
Flemmatica presentazione dei progetti, pochi gli interventi comprensibili ai non addetti ai lavori, interesse calante, monotonia.
Ricerca vana della democrazia partecipata, volontà inappagata di partecipare ad un dibattito, sospetto di partecipare ad un convegno di ingegneri ed architetti.
Si consumano oceani di parole sul futuro di Barletta, molti ragazzi abbandonano la sala, il futuro di Barletta abbandona la sala.
Queste le sensazioni registrate al 4° Forum del PSTB, forum che avrebbe dovuto avviluppare i presenti nelle affascinanti spire della definizione degli obiettivi comunali nell'ambito dell'assetto urbanistico.
Spero di non peccare di presunzione, ma credo di conseguire il consenso pressoché unanime della popolazione studentesca presente esprimendo una scottante delusione nei confronti dell'iniziativa.
I numerosi ostacoli alla comunicazione, quali il linguaggio specialistico e l'impostazione più da conferenza che da discussione, hanno tradito la nostra fiducia verso questo importante strumento di intervento popolare.
Sono mancati gli incentivi propositivi, le provocazioni, gli input al confronto essenziali in un'azione di questo genere, che hanno, invece, tipizzato i precedenti incontri fomentando la nostra già viva disponibilità alla crescita cittadina.
Solo la decisa polemica di qualche giovane esperto, prescindendo dall'opinabile giudizio sul suo contenuto, è stata capace di ravvivare quello che in parecchi momenti è parso un piatto monologo.
Tutto questo ha puntellato la mia ferma opposizione alle generalizzazioni sull'apatia adolescenziale: ai migliori propositi miei e dei miei pari, si è contrapposta una sorta di involontaria soppressione dei pungoli al colloquio.
Definirei una tale situazione assai pericolosa, in quanto potrebbe intralciare la precipua finalità dell'intero Piano strategico territoriale quale dovrebbe essere la presa di coscienza collettiva sulla necessità di un effettivo coinvolgimento delle masse nella determinazione dei loro desiderata.
Siamo stati direi quasi esclusi dallo scambio di idee, e la palese esigenza di competenze professionali per seguire il leitmotiv non ha fatto altro che radicare in noi un vigoroso senso di inadeguatezza al luogo.
Tra le critiche mosse all'inadatta cartografia, alla scarsa considerazione dell'industria sommersa ed alle imperfezioni del piano Ambatz avrebbe dovuto emergere l'inefficienza della formula organizzativa, di cui, purtroppo, non siamo stati in grado di farci portavoce (può sembrare strano, ma siamo anche in grado di assumerci le nostre responsabilità...).
Ancora una volta esprimo la mia profonda convinzione di quanto, in realtà, la pesante nomea di marcata negatività nei confronti delle nuove generazioni sia dovuta alla inidoneità delle tattiche con cui si tenta di rapportarsi ai ragazzi.