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arte e mostre
viaggio intorno al Mont Avic

Peyrot a Torino fino al 28 maggio

di Michele De Luca

Il Parco Naturale del Mont Avic (in francese, Parc naturel du Mont-Avic) è un parco naturale della Valle d'Aosta e ha una superficie di oltre 5.747 ettari. Fu il primo Parco naturale regionale della regione, dopo il Parco Nazionale del Gran Paradiso, creato nel 1989 ed ampliato nel 2003, è esteso tra il vallone di Champdepraz e la Valle di Champorcher, solcato dal torrente Chalamy, in posizione appartata rispetto alle grandi rotte turistiche valdostane. Le alte vette aguzze dei monti Avic (3003 metri), Iberta e Glacier (oltre i 3185 metri) separano il vallone di Champdepraz dalla valle di Champorcher. Nel parco è presente la più estesa foresta di pini uncinati della Valle d'Aosta.

Il Museo Nazionale della Montagna con il Parco Naturale Mont Avic, in collaborazione con la Città di Torino e il Club Alpino Italiano, presenta il progetto di documentazione che il Parco ha commissionato al fotografo Enrico Peyrot nel 2015, in occasione dell'Anno internazionale della Luce proclamato dalle Nazioni Unite. Il progetto testimonia la volontà del Parco di ribadire, con la concretezza della propria azione, il ruolo fondamentale che i parchi e le aree protette svolgono e devono svolgere non solo per la conservazione attiva del nostro patrimonio naturale, ma anche per lo sviluppo territoriale e la formazione delle giovani generazioni.

Enrico Peyrot - fotografo di origini piemontesi che da anni vive e lavora in Valle d'Aosta, documentandone il patrimonio storico-artistico e naturale - presenta in mostra dodici stampe di grande formato (95x170 cm) selezionate tra il centinaio di soggetti realizzati durante la campagna fotografica, accompagnate da un video esplicativo del lavoro di rilevamento svolto.

I soggetti in mostra esemplificano molto bene l'idea alla base del progetto pensato da Peyrot per la campagna di documentazione. Fotografare non solo lo spazio, ma anche il tempo. A partire da un attento studio del luogo e della sua storia, avendo ben presente l'eredità dei grandi fotografi paesaggisti dell'Ottocento e di inizio Novecento, Peyrot ha scelto di impiegare la tecnica a mosaico per fotografare il tempo. I luoghi individuati sono quindi scomposti in migliaia di inquadrature acquisite nello stesso giorno nell'arco di quindici-venti minuti e successivamente, in postproduzione, accostate e sovrapposte in maniera seriale, in modo da restituire un'immagine unica; somma di tanti istanti diversi. Il risultato è costituito da un centinaio di soggetti ripresi con questa tecnica che consente di realizzare immagini ad altissima definizione, abbracciando campi visivi molto estesi che non potrebbero altrimenti essere ripresi.

La campagna di documentazione e i suoi esiti offrono l'occasione per riflettere su quale rappresentazione della montagna sia possibile oggi in un mondo digitale, nella misura in cui quest'ultima moltiplica le domande e apre spiragli in molte direzioni dense di possibili conseguenze. Il lavoro di Peyrot, per l'appunto, non è una risposta, ma piuttosto la costruzione di una storia, di una narrazione che quasi trasforma la fotografia in una forma di letteratura.

Nato a Prarostino, nell'austera Valle Pellice in provincia di Torino, 65 anni portati con il dinamismo e l'entusiasmo di un ventenne, Enrico Peyrot vive e lavora in Valle d'Aosta dal 1972. Figlio di Giovanni Peyrot, primo pastore della Chiesa Valdese di Torre Pellice inviato ad abitare ad Aosta con lo scopo di rilanciare e diffondere il culto evangelico, Enrico ha sempre vissuto nella storica palazzina in via Croix de Ville, a fianco della chiesa della comunità valdese.

In occasione dell'esposizione sono in programma nella Sala degli Stemmi del Museomontagna due incontri di approfondimento e di riflessione più ampia sulla fotografia, la montagna e la sua rappresentazione, a partire dal lavoro di Peyrot. Giovedì 11 maggio alle ore 18,00 nell'incontro "Sguardi e apparenze" Peyrot dialogherà con lo storico della fotografia Pierangelo Cavanna. "Qualcuno - ha detto Poyrot - recentemente mi ha chiesto se mi considero una sorta di 'custode' della fotografia storica valdostana - afferma Enrico - beh, se 'custode' è inteso come qualcuno impegnato a tramandare ai posteri le immagini che testimoniano la storia, la vita, le conquiste e le speranze di un popolo, allora forse sì, qualcosa ho contribuito a custodire e salvaguardare".

Giovedì 18 maggio alle ore 18,00 in occasione dell'incontro "Tra l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo. Dispositivi ottici e paesaggi d'alta quota nel lavoro di Enrico Peyrot", l'autore si confronterà con Antonio De Rossi, professore ordinario presso la Facoltà di Architettura di Torino, e Corrado Binel, presidente del Parco, nonché fautore del progetto insieme al direttore Massimo Bocca.

articolo pubblicato il: 18/04/2017

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