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res publica
di Teddy Martinazzi

Serata di fine maggio, titoli di testa del telegiornale più seguito del Brasile, decine di milioni di telespettatori in attesa. Tra i servizi di copertina gli aggiornamenti internazionali, con le solite, tristi notizie che giungono dall'Iraq e dall'Afghanistan (niente di diverso dai telegiornali di tutto il mondo) e la ripresa di un enorme cumulo di immondizia, mentre la voce del conduttore parla della città di Napoli.

L'italiano seduto in poltrona ha un sobbalzo e spegne il televisore. Il giorno dopo la via crucis dal benzinaio, dal giornalaio, dal panettiere; tutti a chiedere di Napoli. Quanti connazionali all'Estero avranno vissuto, a Vancouver come a Melbourne, la stessa pena, la stessa umiliazione non si può sapere. Sicuramente non si aspettavano tutto ciò e la stragrande maggioranza di essi non lo meritava.

Il problema dello smaltimento dei rifiuti a Napoli è lo specchio di un Paese dove tutto ciò che è pubblico viene considerato alieno, cosa d'altrui. Le case degli italiani sono molto più pulite di quelle degli statunitensi, ma le nostre strade sono tra le più sporche del mondo considerato civile. Tutto questo può accadere perché secoli di servaggio allo straniero hanno fatto sì che la gente non consideri la cosa pubblica come propria. Solo così si spiega perché tanti giovani vandali si divertano a spaccare le panchine pagate con le tasse dei loro genitori, i graffiti sui monumenti, le deiezioni canine lasciate a terra in attesa che qualcuno le calpesti.

Quando c'è un sussulto di senso sociale è comunque legato al campanile (Mastella lo ha anche scelto come simbolo del suo partito). Nel 2003 il paese di Scanzano Jonico si ribellò perché era stato individuato come sito di stoccaggio delle scorie nucleari, più recentemente gli abitanti della Val di Susa hanno protestato contro il passaggio della linea ferroviaria veloce, adesso nessun comune circumvesuviano vuole ospitare una discarica dei rifiuti napoletani.

In ogni situazione si trova sempre chi è pronto ad appoggiare la protesta e in ogni caso la colpa è sempre degli altri e nessuno, di fronte a certe situazioni, ha il coraggio civile e morale di dimettersi. Pecoraro Scanio ha affermato che se ci sono cumuli di immondizia per le strade la colpa non può essere del sindaco né del governatore campano, ma del governatore precedente. Alla signora Rosa Russo Jervolino (detta Jerveleno dagli studenti quando era ministro della P.I.) non passa lontanamente per la testa che se la sua città finisce nei telegiornali di tutto il mondo, e non certo per l'indubbia bellezza, qualche responsabilità potrebbe anche essere del primo cittadino, traendone le debite conseguenze. Così come non si dimettono il governatore campano e il responsabile della protezione civile, tutti pronti ai distinguo e a scansare le responsabilità.

Massimo D'Azeglio affermò che, dopo aver fatto l'Italia bisognava fare gli italiani. Alla luce di quello che si può vedere ogni giorno, nel grande come nel piccolo, gli italiani sono ancora ben lontani dall'avere una coscienza civile.

Troppe volte verrebbe la voglia di spegnere il televisore, per non sentire le chiacchiere insulse di chi dovrebbe dare l'esempio, mentre si comporta, a ben altri, tragici livelli, come la massaia che sciorina la tovaglia dalla finestra, tanto le briciole finiranno sul pubblico marciapiede.

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