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Neri e Secchi
di Teddy Martinazzi

Nel nostro litigioso Medioevo comunale c'erano dapprima i Guelfi e i Ghibellini, che si odiavano a morte. Poi i Guelfi vincitori a Firenze, non sapendo con chi litigare, mutuarono da Pistoia un'ulteriore fonte d'odio e rancore e si divisero in Bianchi e Neri. Ma nelle città ghibelline, anch'esse incapaci di vivere in pace dentro le proprie mura, i Ghibellini si divisero in Verdi e Secchi. Fu così che il Bianco, e quindi moderato, Dante Alighieri si trovò ad un certo momento delle sue peregrinazioni ad avere amici tra i moderati Verdi.

La tendenza a dividersi in fazioni ferocemente contrapposte, salvo poi scoprire che esistono frange che si sentono contigue all'avversario, ha sempre accompagnato la storia del Belpaese. Potremmo trovare decine di esempi. Il grande teorico del "volemose bene" fu Agostino (Depretis, non il Santo di Tagaste) che riuscì a portare a sinistra decine di politici di destra. Limitandoci alle cronache di qualche decennio fa, ricordiamo certi democristiani che quando parlavano sembravano extraparlamentari di sinistra, guardandosi però bene dall'abbandonare il tetto natio.

Nasce adesso il Partito Democratico, unione di novelli Guelfi Bianchi e Ghibellini Verdi. Dicono i vecchi contadini che un olio fatto con olive troppo differenti non viene buono. Sciocchezze. La storia dimostra che in Italia le misture riescono sempre e sempre trovano chi vuole aggiungere del suo all'impasto.

Ricordiamoci del cosiddetto Pentapartito, che ha governato per anni l'Italia nella spocchiosa convinzione che le due opposizioni, quella comunista e quella missina, mai avrebbero potuto costituire una seria minaccia di alternativa al governo. Si trattava dell'unione di laici e di cattolici, di liberali e di socialisti, alcuni di questi ultimi anche leziosamente massimalisti. L'importante era stare al governo. Solo le manette misero fine all'orgogliosa sicurezza con cui al martedì mattina scendevano a Roma dai lontani collegi elettorali (ci perdoni il Maresciallo Diaz se abbiamo saccheggiato il suo periodare).

D'altronde già la Margherita è l'unione tra i Popolari ex democristiani ed il neoguelfo ed antico radicale Rutelli, con l'aggiunta di qualche altra componente sparsa. Nulla di strano, quindi, se si unisce con il partito dei Democratici di Sinistra, già PDS occhettiano e PCI berlingueriano. Non andiamo troppo indietro con il tempo, per carità, sennò si finisce al Migliore, quello che spulciando tra le carte di un ufficiale italiano caduto in Russia, si divertì molto leggendo la lettera accorata della fidanzata del militare rimasta incinta che chiedeva la regolarizzazione del loro rapporto (per il ricordo del Migliore basta e avanza la dedica dell'unica strada di scorrimento veloce esistente a Roma).

"I'm a care" si leggeva dietro le spalle dei relatori in un congresso diessino. Ora il sogno è diventato realtà. Perso qualche rompiballe alla Mussi ed alla Angius (pulci sulla criniera del cavallo, tanto per citare il Migliore dei tempi di Secchia) ci si può dedicare ad ampliare la rosa degli antenati. Gìà Veltroni da anni va definendosi kennediano ( si presume il Presidente dell'integrazione razziale e non quello dello sbarco alla Baia dei Porci), ci si aggiunge qualche icona di cui nessuno può parlar male, tipo Mazzini, Garibaldi, Papa Giovanni e il Mahatma Gandhi, e il gioco è fatto.

Le previsioni, checché ne dicano i vecchi contadini, sono più che rosee; presto si uniranno i centristi del continuo distinguo e qualcuno di coloro che rimpiangono le poltrone perse alle ultime elezioni. Chissà che un giorno, a forza di parlare di larghe intese, non arrivi anche Berlusconi, per creare un grande movimento democratico di governo, lasciando all'opposizione Neri e Secchi (absit iniuria verbis).

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