Il 2,5% della popolazione è affetto da turbe ossessive compulsive, TOC. Le persone in questione sono maniaci, accecati da un'idea assurda e falsa alla quale rispondono con comportamenti anomali per allontanare i supposti effetti nocivi.
Ad esempio, una persona crede che toccando un mobile sia contagiato dall'AIDS e per scongiurare il pericolo corra a fare la doccia per "decontaminarsi".
Questa patologia impedisce di lavorare, di relazionarsi con gli altri, di condurre insomma una vita normale.
L'incapacità mentale discende da una ossessione che i pazienti stessi ritengono assurda ma che non sanno come vincere.
A Granada sorge il primo Ospedale pubblico, El Virgen de las Nieves, in cui è possibile avvalersi di una tecnica rivoluzionaria che consiste nell'impiantare chirurgicamente nel cervello di pazienti, che presentano uno stadio avanzato della patologia, un microchip. E sono pochi i centri nel mondo abilitati a eseguire questi interventi.
Il microchip, impiantato nel cervello del paziente, manderà impulsi elettrici a quella particolare zona del cervello in cui si verifica la connessione fra il lobo frontale e il talamo, da cui si generano le idee ossessive.
Il paziente porterà, inoltre, sotto la clavicola un generatore grande come una di quelle saponette messe a disposizione dei clienti nei bagni degli alberghi e dotato di batterie al litio. Dal generatore, fissato sottopelle, partirà un sottile cavo sottocutaneo che raggiungerà il cervello.
Lo scopo è quello di impedire l'interrelazione di neuroni delle aree considerate con la massa cerebrale, da cui scaturiscono proprio le idee ossessive.
I possibili pazienti che potrebbero essere sottoposti a questa terapia chirurgica devono avere più di 18 anni e meno di 70, soffrire da almeno 5 anni di questa patologia, essere impediti alla vita normale, non avere altre malattie associate, non aver ottenuto risultati con terapie farmacologiche, dare il proprio consapevole assenso.
La novità di questa tecnica consiste nel non provocare lesioni a differenza degli interventi tradizionali in cui il rischio di lesionare zone del cervello era sempre molto alta.
Resta da risolvere l'inconveniente della batteria che dopo un certo tempo si scarica ed è necessario intervenire di nuovo in sala operatoria.
Dopo l'operazione, il paziente viene seguito attentamente per verificare e soprattutto tarare la intensità emessa dall'apparecchietto impiantato.