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felpe californiane
di Riccardo Ruggeri

da ITALIA OGGI

Da alcuni anni cerco di vendermi come analista politico indipendente (non sono né a favore, né contro gli italici politicanti attuali), non devo difendere privilegi personali, vivo in Svizzera (la patria dei liberali d'antan non ideologizzati, ormai quasi scomparsi nelle terre italiche), ho figli, nuore, nipotini, in Italia, ma cittadini del mondo, leggo quantità industriali di materiale politico, sociale, economico, sono dipendente perso dei talk de La7 e della Rai.

Ciò premesso, dopo il colpo di stato da repubblica delle banane perpetrato dall'Establishment nel 2011, che relegò Berlusconi nel ruolo di maître di cene eleganti, imponendoci in successione Monti, Letta, Renzi, coniai una sintesi della politica praticata in Occidente dalle leadership oggi al potere. Fanno politica in modi apparentemente diversi ma il risultato finale è sempre lo stesso: «impoverire la classe media, sedare quella povera».

Che piaccia o meno a lor signori questa è la tendenza, e non può che peggiorare. Finalmente, se ne stanno accorgendo anche gli americani, perché questa idiozia sta toccando anche loro. Essere servi delle felpe californiane o ascoltare Draghi come fosse un oracolo lo trovo sempre più imbarazzante.

L'ultima conferma ci arriva dal luogo mito del paese mito, New York, appunto. È un report, su base dichiaratamente bipartisan del «think-tank» PEW Research Center. La fotografia che ci fornisce, asettica, è chiarissima: c'è un fenomeno nuovo e rilevante, il progressivo peggioramento delle condizioni del ceto medio americano, in special modo nelle aree urbane, ove il modello in essere è più virulento. In un arco di 15 anni ('99-'14) il reddito è cresciuto solo in 39 delle 229 aree metropolitane esistenti. Sottolineano come per la prima volta dopo 50 anni la mitica middle class americana, tradizionale fortezza della solidità del paese, impermeabile a ogni forma di radicalismo, non è più il gruppo demografico maggioritario. Certo, l'ascensore sociale continua a funzionare, ma quello che sale ai piani alti è sempre più vuoto, mentre quello che scende ai piani bassi sempre più pieno. È sufficiente guardarsi intorno, il lavoro non c'è, non perché lo vogliano nascondere ma proprio perché non c'è, il modello è bloccato, non potendo più lavorare sui ricavi, lavora sui costi, quindi meno ore, minore retribuzione, minori posti di lavoro, minori tasse incassate, e così via.

Per capire il giochino, la «2° ragioneria» basta e avanza, altro che «prufesur» o Nobel. Tutto il lavoro di costoro è concentrato nella manipolazione dei dati, nel parlare in continuazione sui media vendendo fumo politico, economico, sociale. Così fanno le loro corti di maggiordomi mediatici, ma con i numeri e la realtà percepita il fumo si dissolve, al massimo, si fa cipria profumata.

E che fanno i Premier del G7? Anziché prendersela con loro stessi, fare feroci autocritiche, se avessero un minimo di dignità dimettersi in blocco, anziché farsi ridicoli endorsement reciproci, se la prendono con quelli che subiscono le loro politiche fallimentari, definendoli «populisti». Negli Stati Uniti sono considerati tali Sanders (vuole iniettare dosi di socialismo nel corpaccione di questo capitalismo deviato) ovvero Trump (vuole far diventare l'America grande, dice, attraverso il protezionismo in economia, l'isolazionismo in politica estera). Il fatto è che nei due populismi come dicono loro c'è la maggioranza del paese, la classe media (vuole che l'ascensore sociale salga, quantomeno non scenda), i giovani che vogliono cambiare e non campare col reddito di cittadinanza che trasforma coloro che lo hanno in zombie. E lor signori che fanno? Punteranno su Hillary Clinton, con Bill di scorta. In termini politici è come puntare su Al Capone come sindaco di Chicago.
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articolo pubblicato il: 27/06/2016 ultima modifica: 06/07/2016

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