da ITALIA OGGI
Arrivi a NY, ti guardi intorno, ti butti sui telegiornali, leggi il NYT, subito capisci che la presidenza Obama è finita, quel bel signore, invecchiato precocemente, è lì per dovere, educato e gentile, non vede l'ora di spegnere la luce, avendo preso atto che è finita. Passerà alla storia come colui sotto la cui presidenza è stato certificato l'inizio del declino degli Stati Uniti come Impero d'Occidente. Caduto il Muro, lo divenne del mondo intero, illudendoci che «la storia fosse finita». Niall Ferguson l'aveva anticipato, la storia degli Imperi insegna che, quando le spese per pagare gli interessi sul debito sono superiori a quelli per la difesa, l'Impero è avviato al declino, e sarà irreversibile. Niall lo scrisse in tempi non sospetti. Durante il primo mandato di Obama, il cambio di verso è avvenuto, ma colpi mortali a questa costruzione altri l'avevano già data, prima Clinton con una sciagurata politica economica, poi Bush con guerre troppo costose per le sue finanze. Il I secolo del secondo millennio sarà per l'America l'equivalente del III secolo D.C. per Roma?
Ai più credo sia sfuggito un lunghissimo articolo comparso ad aprile sul mensile The Atlantic, a firma di Jeffrey Goldberg, national corrispondent della rivista. Molti giornali europei, specie quelli di regime, l'hanno snobbato o si sono autocensurati. È storytelling pura, ma non banale, si sente la sofferenza di un leader mai diventato tale, non so cosa dirà la storia di lui, di certo lui è una persona seria, perbene, così a occhio, forse l'unico del G7. In tutti i miei incontri a NY ho sempre usato questo articolo come check list per le mie domande specie di politica estera, con scarsi ritorni, essendo nota la focalizzazione degli americani sull'economia. Così Trump può trattare la politica estera a colpi di slogan, sapendo che qualsiasi battuta faccia non ne avrà alcun danno.
Un pezzo d'altri tempi questo di Goldberg, giornalismo classico ove c'è tutto, racconto, intervista, analisi, battute, affetto verso l'uomo, mixati con grande professionalità. Si vede che in questi 8 anni è stato l'ombra giornalistica del Presidente, come Hunther S. Thompson (mio riferimento di scrittura «gonzo journalism») lo era stato per Nixon. La sintesi che ne emerge, letta con occhi europei, la trovi in un passaggio, «è stato un Presidente che col passare del tempo, è diventato sempre più fatalista sulla possibilità degli Stati Uniti di poter guidare gli eventi mondiali».
Di contro, analisi ineccepibile quella che Obama fa sugli altri suoi compari del G7: «questi scrocconi mi irritano», termine feroce ma giusto, per criticare le basse spese per la difesa dei G6, media europea 1,3% del Pil, per noi 0,95%, contro i 3,4% degli Usa. Chiunque sarà il futuro Presidente, i G6 dovranno investire molti quattrini sugli armamenti se vorranno difendersi, giustamente gli americani non lo faranno più per noi.
L'aspetto più interessante è che Obama è perfettamente conscio del giudizio che i suoi compari del G7 danno di lui: «leadership inadeguata rispetto ai problemi che hanno gli Stati Uniti», che è poi il giudizio dei media europei. Quello che non conoscevamo è il giudizio feroce di Obama sugli altri sei Premier. «non sono all'altezza del ruolo», secondo lui non hanno nessuna lungimiranza e disponibilità di spendere il loro capitale politico per raggiungere obiettivi graduali e di lungo periodo. Ha ragione, sono dei poveretti, pensano solo a come essere rieletti.
Come raffinato intellettuale liberal Obama è convinto che nella Storia ci sia una parte «giusta» e una «sbagliata», e che costoro siano nella seconda. Una cosa è certa, oggi possiamo dirlo, non aver voluto far guerra ad Assad, dopo aver fatto l'errore di estromettere Gheddafi per colpa dello squallido duo franco-inglese ed essersi pentito, e non considerare più il Medio Oriente una priorità americana ma europea, lo porterà probabilmente dalla parte «giusta» della Storia. E lascerà noi dalla parte «sbagliata». Ce lo meritiamo.
Di una cosa sono certo, Barack Obama fra 10 anni sarà dalla parte «giusta», non avrà un patrimonio personale di 150 milioni $, come Clinton (Bill).
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articolo pubblicato il: 09/06/2016 ultima modifica: 17/06/2016