La pittura figurativa di Luciana Manelli
Personale dell'artista alla galleria "Arte & object Design" di Mantova
"Il mio lavoro è l'insegnamento, il mio mestiere è la pittura. Queste due situazioni se unite e messe a confronto danno vita a quello che è una meravigliosa ricerca dalla quale può nascere ciò che noi chiamiamo "espressione artistica". Ho al mio attivo quarantatre anni di docenza all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano: ne vado fiera. Ho avuto modo di ta-stare l'intuizione pittorica di centinaia di allievi avendo cura di insegnare e far amare il con-cetto di pittura figurativa di cui credo di essere una fiera paladina; ho sempre esortato gli allievi a seguire con entusiasmo la pittura del reale, del credibile e sostengo che questa è la strada maestra per arrivare ad esprimersi al meglio. A questo io ho sempre creduto e questa è stata la mia forza, cercando di non dimenticare mai che in ognuno di noi c'è creatività, ri-cerca e fantasia". Così la pittrice Luciana Manelli delinea la sua pluridecennale esperienza artistica sviluppatasi per oltre quattro decenni tra creatività vera e propria e attività didat-tica alla prestigiosa Accademia milanese, che è ora al centro di una mostra personale - fino al 16 giugno - alla galleria "Arte & object Design" di Arianna Sartori, che ha curato per l'occasione la selezione di venti dipinti di grandi dimensioni, tra cui "Lavanda toscana", "Madre a primavera", "Girasoli che si guardano", "La madre, il pane", "L'arte del ricamo", "Mimosa in mostra", "Bacche rosse alla Rocca".
Luciana Manelli nasce il 13 maggio 1946 a Pinarolo, un piccolo centro della provincia di Pavia, dove vive la sua prima età giovanile fino al momento in cui si trasferisce a Milano per poi frequentare il Liceo Artistico a Brera. Qui segue il corso di pittura del Prof. Silvio Consadori e i corsi di figura e anatomia dei Prof. Ugo Vittore Bartolini. Sempre a Milano passa poi agli studi superiori e si iscrive all'Accademia di Belle Arti ove si perfe-ziona in tecniche pittoriche nel corso del Prof. Domenico Purificato e si diploma in sceno-grafia nel 1969. Dal 1971 è docente di pittura all'Accademia di Brera di Milano. La sua pit-tura ha goduto fin dagli esordi dell'attenzione della critica d'arte più attenta e qualificata; di lei, infatti, si sono occupati, tra gli altri, Domenico Purificato, Raffaele De Grada, G. G. Dal Forno, Davor Band Brunetti, Siro Brondoni, Franco Luckenbach, Dino Villani, Mario Ghi-lardi, Giuseppe Motti, Carlo Munari, Enrico Paolucci, Carlo Bertelli, Luciano Caramel, Andrea Cascella, Giorgio Grando, Giovanni Repossi, Luigi Cavadini, Cesare Piovan, Giu-seppe Clierici, Vincenzo Verga, Vincenzo Filippone, Alda Guarnaschelli, Giuseppe Ardiz-zone, Marcello Venturoli, Sabina Capraro, Luca Tommasi, Andrea B. Del Guercio.
"Non è vero - ha scritto, ad esempio, De Grada - che la pittura figurativa sia oggi meno sofisticata del grande filone dell'arte astratta, perché a forza di abbreviare, di imitare il linguaggio primitivo, di procedere per segni riduttivi dell'immagine, siamo arri-vati al punto di non distinguere più un volto da un puro diagramma astratto. Luciana Ma-nelli è realista perché parte veramente da una osservazione amata del reale. Si sente che es-sa ha vissuto e vive la vita contadina, delle sue parti, del Pavese". Purificato ha aggiunto: "Luciana Manelli appartiene a quella schiera di fedeli cantori di quel mondo al quale una società massacrata dalla macchina va volgendo, in questi ultimi tempi, la sua fiducia e le sue speranze. Ma quello della pittrice non è un canto georgico o arcadico, come una nostal-gia di beni perduti. È invece una rappresentazione cosciente e ferma del mondo rurale, an-che quando si rifugia nell'allegoria. Infatti nelle tele della Manelli l'orchestrazione degli spa-zi si pone contro la visione dell'occhio naturale per dichiarare e organizzare interventi ordi-natori e selettivi: tale l'apporto della personalità dell'artista. Contadine, lavandaie, mondi-ne, spose di pescatori, raccoglitrici di messi, venditrici di mercati: donne in maggioranza. Si direbbe che la Manelli abbia un solo amore: la campagna; e dia risalto a una protagonista: la donna".
Si tratta di giudizi davvero lusinghieri che hanno gratificato il percorso artistico della Manelli, caratterizzato da una esemplare coerenza nel portare avanti negli anni una vi-sione ed una pratica del "fare arte", coinvolgendo in ciò generazioni intere di allievi attra-verso il suo insegnamento di una "bella pittura", che riecheggia la lezione di grandi maestri della migliore tradizione pittorica italiana ed europea, a cominciare dall'impressionismo francese che quadri come "L'arte del ricamo" e "Lavanda toscana" non possono non ri-chiamare. La pittura della Manelli, nella sua "oggettività", in cui vengono raffigurati luoghi, soggetti e ambienti che richiamano ad uno stretto e amorevole rapporto con la natura, sem-bra, in fondo lo specchio della sua più sincera e intima "interiorità". Sembra per lei calzare "a pennello" la citazione di quanto, assai suggestivamente, ebbe a scrivere Jorge Luis Borges: "Un uomo si propone il compito di disegnare il mondo. Nel corso degli anni popola uno spazio con im-magini di province, di regni, di montagne, di baie, di navi, di isole, di pesci, di abitazioni, di strumenti, di astri, di cavalli e di persone ... per scoprire poi che questo paziente labirinto di linee traccia l'immagine del suo volto".
Luciana Manelli - Mostra personale
28 maggio - 16 giugno 2016
ARTE & OBJECT DESIGN
Via Ippolito Nievo, 10 - 46100 MANTOVA
Tel. 0376.324260 - info@ariannasartori.191.it
articolo pubblicato il: 24/05/2016