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sì, sì, no, no
di Riccardo Ruggeri

da ITALIA OGGI

Lo confesso, a me questa idea di Matteo Renzi di personalizzare il referendum fino a farlo diventare un plebiscito su di lui, on/off direbbero i colti, più l'analizzo, più mi piace. Alcuni pensano a un atto di arroganza, altri di follia, io non lo giudico, ma lo apprezzo. In appena due anni Renzi ha raggiunto quello che in Europa chiamano lo «spessore standard dei Premier europei», per intenderci quello di Hollande, di Michel (Belgio), di Costa (Portogallo), del greco Tsipras. Come tutti i 27 colleghi (Germania esclusa) contano come il due di picche, ma paiono persone impegnate.

Considero il combinato «riforme costituzionali-Italicum» una soluzione pessima, ma questo ha deciso il Parlamento, il referendum è l'opportunità prevista dai costituenti perché il popolo si esprima in ultima istanza, con un secco sì o no, e così sia. Matteo Renzi ha voluto metterci il carico da 90 del plebiscito sulla sua persona, visto che si sente a disagio (sentimento che gli fa onore) per essere andato al potere grazie a una congiura di palazzo. Se vince il sì tutto viene sanato, questo è il bello del referendum popolare. Oltretutto, stante la presenza ingombrante dei trattati europei e il modello politico economico in essere in Occidente, le capacità di manovra dei Governi sono minimali. I veri padroni del mondo, la triade Wall Street-Felpe californiane-Regolatori, tengono a guinzaglio corto i vari Premier (curiosamente gli unici eletti dal popolo). Un esempio, il Premier italiano, chiunque esso sia, in termini di poteri esecutivi atti a incidere sull'economia, è un nano politico. Con 2.300 miliardi di debiti, 1.800 di PIL i suoi margini di manovra, sul fronte della spesa, sono di 20-30 miliardi all'anno, che deve strappare a ottusi burocrati al ritmo di «zero virgola».

Certo, purché siano a costo zero, può legiferare liberamente di unioni civili, utero in affitto, eutanasia e simili. Guai però permettersi stravaganze in campo economico, tipo Berlusconi 2011 o Varoufakis. Lo sostituiscono con un Podestà straniero (Monti). Come? Fanno schizzare lo «spread», «unfit» del Ft per demolirlo umanamente, ricatti vari, fino a chiudere le Banche per qualche giorno (ricordate la Grecia?): alla fine il malcapitato cede, o si mette a cuccia (Tsipras) o inforca il casco e scappa (Varoufakis). Mi sfugge invece l'importanza data in questi giorni al dilemma se i magistrati debbano stare in silenzio (posizione di Zagrebelsky) o esprimere il loro pensiero sul referendum di ottobre. Come e se voteranno i 10.000 magistrati mi pare abbia la stessa rilevanza di come e se voteranno tutti gli altri cittadini. Il quesito posto dal referendum versione Renzi è chiarissimo: se votiamo sì, Renzi resta, se votiamo no lui, Boschi e Lotti (gli altri non contano) andranno a casa, punto.

Se vincono i no andremo subito a votare con il Consultellum (l'amato proporzionale), e avremo la grande soddisfazione di non vedere in un luogo storicamente sacro come Palazzo Madama, gente come de Magistris, Nardella, Fassino, Toti, Emiliano, e neppure Uggetti. Se vincono i sì andremo subito a votare con l'Italicum-Acerbo, il Pd avrà 340 robottini su 630 complessivi, i giornalisti parlamentari scompariranno per assenza di notizie, i 630 potranno stare alla buvette sino al momento del premere il pulsante, la produttività della Camera avrà indici bulgari.

Se vincono i sì, ci libereremo di Di Maio, Salvini, Meloni, Berlusconi, Fassina, avremo Renzi fisso, a colazione, pranzo, cena, così la governabilità assicurata per 5-6 anni. Se vincono i no, ci libereremo di Renzi e soprattutto dei renziani, probabilmente ci troveremo un'accoppiata M5S/Lega. Entrambe le soluzioni le trovo culturalmente equivalenti, tutte a rischio zero: sostituire un Premier europeo è facile, stante quello detto sopra in termini di ruolo, uno vale l'altro.

Però nella mossa di Renzi c'è un aspetto strategico (e gliene sono grato), per la prima volta dal '48 il destino del Paese è nelle nostre mani, dobbiamo solo andare a votare, un sì o un no; lamentarsi e astenersi è semplicemente criminale. E poi, diciamocelo una volta per tutte, con questa Europa, con il modello del ceo-capitalism al quale dobbiamo sottostare, la figura del Premier è puramente formale. Come si lasciò sfuggire una volta Mario Draghi, in un raro momento di sincerità «Governare? Basta inserire il pilota automatico».

Verità incontrovertibile, essendo zeppo e zuppo di algoritmi, manipolati da Bruxelles e da Washington (aggiungo io), a governare il paese ci pensa lui, e non l'abbiamo neppure votato.
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editore@grantorinolibri.it

articolo pubblicato il: 13/05/2016 ultima modifica: 20/05/2016

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