Perché nella religione e nella politica si è intolleranti ?
Rispettare le opinioni degli altri, qualunque esse siano, dovrebbe essere una cosa di buon senso.
Non dovrebbe risultare difficile constatare la nostra totale ignoranza su gran parte dei problemi della vita.
La nostra natura, lo riscontriamo ogni secondo, è limitata e soggetta all'errore. Siamo un amalgama di debolezze ed abbagli
Per questo l'intolleranza è sempre frutto di ignoranza e presunzione.
Purtroppo nella storia ha spesso prevalso, e ancora oggi si pone come problema sia sul piano individuale sia sul piano politico. La politica sovente tende ad essere tollerante con i potenti e intollerante con i deboli.
Le persecuzioni creano proseliti. La repressione violenta delle opinioni conduce sempre a risultati opposti al dovuto.
La discordia è la gran peste del genere umano, la tolleranza l'unico rimedio possibile.
Il fanatismo, nella sua essenza, è una patologia dell'anima, quindi non dovrebbe essere combattuto, ma curato. Andrebbe affidato alle cure della ragione o, meglio, alle cure di una pacata, paziente e indulgente ragionevolezza.
Prendere di petto un fanatico, dimostrargli con la logica l'inconsistenza delle sue tesi è tempo perso e può peggiorare le cose, dato che nulla più di una accesa disputa eccita e inebria l'invasato.
E' quasi impossibile smentire e smontare con argomentazioni logiche la superstizione e i pregiudizi. Queste non nascono sul terreno della ragione ma della passione.
Il fanatismo sta alla superstizione come il delirio sta alla febbre e come la rabbia sta alla collera.
Il fanatico s'accende, s'infuoca e si incendia da solo e progressivamente. Una volta che gli si incancrenisce il cervello, la malattia è quasi incurabile.
Che fare ?
Il fanatismo non può essere combattuto direttamente ma prevenuto con la Cultura che, diffusa di luogo in luogo, finirà con l'addolcire i costumi degli uomini e con il prevenire ogni manifestazione del male.
Rimane, come unico rimedio nei casi estremi, la risata, la presa in giro, capace di sgonfiare e svuotare l'aggressività.
Tutto questo sosteneva un intellettuale francese di 228 anni fa : Voltaire (1694 – 1778).