Io, satellite di Giove, ospita i più potenti ed attivi vulcani del sistema solare, con emissione di colonne di fumo che raggiungono i quattrocento chilometri di altezza. Quando il fumo raggiunge queste altezze, gela e torna sul satellite sotto forma di neve di zolfo.
Lo strano è che non tutte le polveri emesse ricadono, ma una parte di esse, sfidando la legge di gravità, seguita a salire a velocità sempre maggiore, fuggendo verso lo spazio.
Già nel 1992 la sonda spaziale Ulisse fu investita da una tormenta di polveri vulcaniche. La polvere aveva la forma di un corrente compatta, come un flusso d'cqua da un tubo, e viaggiava ad una velocità di trecento chilometri al secondo, inferiose solo a quella dei venti solari. Nonostante la velocità, la sonda non subì danni, data l'infinitesima piccolezza delle particelle, simile a quella del fumo di sigaretta.
Solo tre anni dopo, nel 1995, la sonda Galileo pose fine a tutte le congetture, stabilendo senza ombra di dubbio che responsabili delle correnti erano i vulcani di Io, dai quali le polvei uscivano però ad una velocità molto inferiore, uno o due chilometri al secondo.
E' la forza magnetica sprigionata da Giove a caricare elettricamente le polveri, facendo raggiungere alla corrente di fumo una velocità così elevata. L'osservazione è stata confermata nel 2000 dala sonda Cassini.