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di Riccardo Ruggeri

da ITALIA OGGI

Lo confesso, gli articoli, le rubriche radiofoniche, le trasmissioni televisive nelle quali gli esperti di economia gigioneggiano, mi eccitano. Specie quando la Borsa precipita. Quando invece sale si sprecano le motivazioni in positivo, a un certo punto usano la mitica locuzione «il mercato ha la vista lunga, sta scontando le eccellenti prospettive future che si intravedono» facendo intendere che l'uscita dalla Grande Crisi del 2008 è prossima. Pochi giorni dopo, e a noi pareva non fosse cambiato nulla, la «vista del mercato si fa improvvisamente corta» e il valore dei titoli precipita. Chi sa far di conto scrive: «Il mondo ha dilapidato 6.000 miliardi di $ di ricchezza in una settimana, e chissà dove ci fermeremo». E allora via a parole tipo: tempesta globale, bolla, contagio, terrore, ferite mortali, volatilità, tsunami (quest'ultimo copyright di Rampini).

La parola più usata però è mercato, mercato di qua, mercato di là, mercato di su, mercato di giù, che peccato che il grande Totò non sia più fra noi, avrebbe trovato la sintesi. I più colti fanno analisi sofisticate, utilizzano parole sconosciute, disegnano scenari opposti a quelli di qualche giorno prima, soprattutto individuano il colpevole, e chi se non la Cina, pardon, il Dragone? Colpa del «dirigismo cinese», cioè della Classe Dominante, ex PCC, affermano perentori. Ma allora quella di Wall Street del 2008, molto peggio era colpa del «dirigismo americano» di Goldman e soci? Quando non sai che pesci pigliare, resta solo Paul Krugman, l'usato sicuro. Chi è il vero colpevole? «L'ideologia dell'austerità» (è vent'anni che lo ripete), più (ed è la prima volta) «una considerevole quantità di sfortuna». Sfortuna? Prima di scadere a una analisi da casalinga del Wisconsin, si riprende, la conclusione, al solito, è terribile: « le cose andranno di male in peggio». Ora sono più tranquillo.

Quando una settimana fa la Cina fece la sua prima svalutazione dello yuan (1,9%, sic!) una signora della Fed, certa Janet Yellen, disse che era stata una mossa che avrebbe prodotto cataclismi inimmaginabili. Perché la signora aveva taciuto, quando lo yuan si era apprezzato sul $ del 10,4% nell'anno precedente? Mica sarà stato perché favoriva le esportazioni Usa? Invece, un'altra signora, certa Christine Lagarde del Fmi, a pochi blocchi di distanza dalla Fed, disse che era una mossa coraggiosa e positiva. Draghi, al solito, tacque, forse era ancora nel suo casale umbro per un giusto riposo dopo aver stampato e distribuito per mesi e mesi cartaccia. Tre guru, tre posizioni diverse: 1-2-X. Oggi sono tutti a Jackson Hole nel Wyoming (un luogo bellissimo, ve lo consiglio), ufficialmente a capire perché la bolla è scoppiata, in realtà andranno a cercare nei boschi le corna perse dai cervi prima di salire ai pascoli alti.

Lo confesso, di economia so quello che serve per gestire un grande gruppo industriale o un'impresa padronale, in quarant'anni di onorato servizio mai ho creduto che le analisi-ricette degli economisti avessero una seppur minima forma di credibilità: banali opzioni. La professione di economista è simile alle altre, il medico non sa se guarirai, l'avvocato penalista non sa se il giudice ti assolverà, il manager se riuscirà a risanare l'azienda, e così via. Siamo una tacca sopra il cartomante. Di tutti gli economisti passati e presenti quello che più amo è il professor James Tobin (è stato maestro di Draghi). Un giorno inventò una banale forma di tassazione, essendo un Nobel gli altri la chiamarono Tobin Tax, si scatenò l'inferno, tutti i governanti e metà degli economisti volevano applicarla, l'altra metà era contraria, da anni la sceneggiata prosegue. Il povero professor Tobin la ripudiò subito (alcuni dissero: «appena uscì dal pub»), non volle che prendesse il suo nome, è una vita che lotta per disconoscerla, ma non ci riesce. Della genia degli economisti è l'unico di cui mi fido, sapeva di non sapere.

Lasciate perdere il mercato, la Borsa, gli economisti, se volete conoscere il futuro, vale il detto che usiamo a Torino, guardando la nostra Basilica di Superga, traduco dal piemontese: «Quando Superga ha il cappello (una nuvola), o fa brutto o fa bello».
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articolo pubblicato il: 31/08/2015 ultima modifica: 05/09/2015

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