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Renzi sempreverde
di Riccardo Ruggeri

da ITALIA OGGI

Il primo anno dell'era Renzi si è concluso, ho deciso di festeggiarlo giocando di rimessa, cioè chiosando i giudizi dei grandi giornali. Una furbata per non espormi troppo: as sa mai, diciamo noi vecchi torinesi. La Stampa è stata bruciata dal suo editore Sergio Marchionne: «Renzi ha fatto in 11 mesi quello che non è stato fatto in anni e anni». Dopo questa affermazione perentoria che potevano scrivere i suoi giornalisti? In realtà, erano 11 mesi e 20 giorni, per cui le grandi firme del giornale potevano esprimersi liberamente (?) solo sugli ultimi 10 giorni, che, sfortuna per loro, sono stati dominati dall'Isis, da Tsipras, dai lanzichenecchi olandesi. Oltretutto, a noi torinesi non sudditi, tanto ci manca Luca Ricolfi, che da allora saltiamo le pagine della politica e passiamo direttamente ai necrologi e al Toro.

Ordinaria amministrazione su Repubblica, appiattita su un «renzismo pensoso e sofferto», fin da quando il suo Editore disse: «Ho cambiato idea, Renzi è intelligente».

Sul Corriere le ultime analisi serie, quelle del suo Direttore (dimissionato), risalgono a sei mesi fa, ora l'analisi della politica italiana è patrimonio culturale di una falange oplitica di corrispondenti embedded . Confesso di non leggerli più, preferisco ascoltarli al mattino su La7, mentre duettano con gli ex Lothar dalemiani, sulle nuance del renzismo imperante (mi raccomando «nuance», non il pornografico «sfumature»).

Il Sole-24 Ore non lo frequento. Giornale e Libero li leggo con molto interesse, ma, in questa analisi, non mi sono stati utili.

Restano i due giornali politici per eccellenza, i migliori su piazza (di ItaliaOggi non parlo, ci scrivo), poche pagine, giornalismo vero, penne al curaro: il Foglio e il Fatto. Al Foglio sono legato, mi fornisce la pappa reale per la mia attività di studioso di comportamenti organizzativi. A un Àpota come me, il Fatto illumina le «nuche» criminali delle élite che ci governano. Due contributi preziosi.

Il Fatto ha scelto la rubrica «Lecca Lecca» e La Stampa per demolire il primo anno del renzismo. Non entro nel merito della brillante analisi, ma non c'è dubbio che, in termini giornalistici, l'impatto, proprio perché indiretto, è stato molto efficace, sorretto anche da una bella titolazione d'antan «Fiat traccia il solco e La Stampa ».

Di alto profilo il pezzo del Foglio, si vede che Claudio Cerasa domina la materia-Renzi, al punto che non ho capito se Renzi è così o come Claudio vorrebbe che fosse. A volte succede, quando il pittore è intellettualmente superiore al soggetto dipinto. Suggestiva la metafora della tartaruga sul tapis roulant, perfetta la descrizione del renzismo di lotta e di governo: «Dividere per comandare. Separare per contare. Spezzettare per governare».

A questo punto, mi sono incastrato da solo. Per non essere accusato di populismo intellettuale non posso sottrarmi a un giudizio secco sul primo anno di Renzi. Me la cavo con due tweet: a) «oscene le riforme di Province-Senatum-Italicum, gli 80 erano una mancia elettorale, ora lo sappiamo, scandaloso licenziare Cottarelli e abbandonare la spending review, cioè il futuro»; b) «geniale l'azione di Renzi per denudare gli avversari, attraverso modalità più psicologiche che politiche». Comunque sia, in un anno è riuscito a delineare, in filigrana ombrata, il profilo degli altri attori della politica, certo, per farlo, a sua insaputa, si è denudato lui pure (di questo lo ringrazio).

# Bersani e la sua corte, persone perbene, ma appartengono a un altro secolo. # Berlusconi politicamente è un vegetale; # Grillo è la sua barba; # Salvini è la sua felpa.

Come Premier-Segretario PD, Renzi ha spazzato via qualsiasi avversario interno ed esterno, ora può tranquillamente governare fino al 2018, per poi essere rieletto. Come studioso delle élite decadenti, questo scenario lo considero, egoisticamente, una benedizione di Dio.

In termini concreti, il governo del Paese è affidato (per nostra fortuna) al «pilota automatico" (Germania-Commissione-Bce), proseguirà l'impoverimento della classe media, il dover sedare la classe povera, quindi i margini di manovra del Premier sono minimi, può «impoverire» o «sedare» una sottoclasse sociale rispetto a un'altra, purché tutto avvenga a saldi costanti. Ovvia la conseguenza: chiunque sia premier è irrilevante, andava bene Letta, va bene Renzi, o chiunque altro, è solo questione di empatia. Per ora, agli italiani Renzi è simpatico, lo sostiene anche Pagnoncelli.

Per chi studia le dinamiche delle leadership asservite alle élite al potere, in un periodo di «grande crisi» (economico-morale) uno come Renzi è non solo una benedizione, ma anche l'opportunità di fare il proprio lavoro divertendosi. La metafora del tapis roulant (Technogym, of course) è geniale, ci posso lavorare sopra.
www.grantorinolibri.it
editore@grantorinolibri.it

articolo pubblicato il: 01/03/2015 ultima modifica: 09/03/2015

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