L'estensione crescente della non credenza - le ricerche più accreditate stimano ormai intorno al miliardo le persone che si definiscono atee - appare come la caratteristica unificante di diverse culture e concezioni filosofiche, sembra costituire l'unico terreno comune di indirizzi di pensiero e di azione distanti tra loro, se non addirittura contrapposti.
Dalle filosofie analitiche a quelle continentali, dal neopositivismo all'ermeneutica, dallo strutturalismo allo storicismo, dall'esistenzialismo al pragmatismo, dal naturalismo alla fenomenologia, si giunge persino a interessare alcune teologie, come quelle della morte di Dio.
Roberto Timossi
Nel segno del nulla
Critica dell'ateismo moderno
Edizioni Lindau, Torino 2015 pagg. 432 euro 29,00
Roberto Giovanni Timossi è un filosofo da tempo impegnato principalmente sulle «questioni di frontiera» e quindi a sviluppare il confronto interdisciplinare tra filosofia, teologia, religione e scienza.
Si è dedicato in particolare ai problemi dell'esistenza di Dio, della razionalità della fede e dell'ateismo nel loro rapporto con le moderne conoscenze scientifiche.
In questo volume l'autore indaga quell'area della non credenza che si sta allargando anche nell'ambito di coloro che si dicono credenti, ma che poi si comportano secondo i canoni tipici dell'ateo pratico.
Partendo dall'analisi del pensiero dei principali negatori della religione (da D'Holbach a Feuerbach, da Nietzsche a Heidegger, da Sartre a Foucault, da Meslier a Proudhon, da Stirner a Marx, da Bloch ad Adorno, da Sade a Freud, da Schopenhauer a Leopardi e Camus, da Russell a Carnap e Ayer), dedicando un'attenzione particolare agli atei «scientifici» e ai cosiddetti atei moderni, perché negli ultimi decenni si è diffusa una forma di ateismo che vede come protagonisti molti celebri uomini di scienza, quali Steven Weinberg, Richard Dawkins e Stephen Hawking.
Nel segno del nulla offre dunque una visione completa dell'orizzonte ateo e un'interpretazione delle direttrici principali dell'ateismo alla luce dell'attuale condizione umana, perché di fronte a ogni singolo uomo si pone sempre la questione del senso dell'esistenza, del confronto con il rischio dell'assurdo e del nulla.
articolo pubblicato il: 11/02/2015