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la caduta del muro di Berlino
di Carla Santini

Ricorrono in questo mese di novembre i quindici anni della caduta del muro di Berlino, il momento simbolo della fine del comunismo in Europa.

Il muro, lungo all'incirca 155 chilometri (anche se in molte parti era in realtà costituito da una barriera di filo spinato) era stato eretto il 13 agosto del 1961, per impedire che i berlinesi appartenenti al settore orientale della città fuggissero verso l'Ovest. Durante i ventotto anni dell'esistenza della barriera, pochi furono coloro che riuscirono a superarlo, 267 i morti, colpiti dai kalashnikov dei Vopos, i poliziotti di frontiera tedeschi-orientali (949 complessivi se si aggiungono i morti lungo la frontiera delle due Germanie).

La sera del 9 novembre 1989 Gunter Schabowski, responsabile della stampa e propaganda del Partito Socialista Unificato, il partito unico della DDR, annunciava ai giornalisti occidentali che i tedeschi dell'Est avrebbero potuto viaggiare liberamente fuori dai confini della DDR. In realtà si era trattato di un equivoco, perché l'annuncio avrebbe dovuto aver luogo il giorno seguente, al termine di una riunione notturna presieduta da Egon Krenz, massima autorità del Partito e del Paese. Così, all'insaputa dei dirigenti comunisti chiusi in riunione, migliaia di berlinesi di ambedue le zone iniziarono a riversarsi per le strade fin dalle nove di sera, creando un ingorgo così enorme che ben presto le guardie di frontiera rinunciarono ai regolamentari controlli dei passaporti. Non era quello che Egon Krenz aveva previsto.

La decisione dei massimi dirigenti della DDR era stata presa per fermare l'emorragia di cittadini (quattromila al giorno), iniziata da quando, alcuni mesi prima, l'Ungheria aveva aperto la sua frontiera con l'Austria, ma certamente non pensavano, un mese dopo i festeggiamenti per il quarantesimo anniversario della trasformazione della zona d'occupazione sovietica in Repubblica Democratica Tedesca (DDR), che le cose avrebbero preso una simile piega. Furono i semplici cittadini ad avventarsi sul muro e a raderlo al suolo. Esattamente un anno dopo, il 3 ottobre del 1990, le due Germanie si riunivano.

Gli storici discuteranno ancora a lungo sul perché della caduta del comunismo. Problemi economici, burocratici, organizzativi, di intrinseco collasso sociale e culturale... ma nessuno potrà mai mettere in discussione che una robusta spallata era stata sferrata da un deciso ex operaio polacco: Karol Wojtyla.

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