Guardando le partite dei campionati mondiali di calcio che sono in pieno svolgimento in Brasile, spesso si rimane perplessi nell'ascoltarne i commentatori .
Siamo quasi costretti a sospettare che l'audio sia di una partita diversa rispetto a quella che stiamo guardando, alla luce di quello che si sente dire rispetto a quello che effettivamente succede in campo.
E' la stessa sensazione che si ha quando si sentono i commentatori delle varie roads maps della politica economica europea, che ora intonano un canto con due sole note: "crescita e lavoro"
A sentire le vuvuzelas che riferiscono dei programmi e delle prospettive saremmo autorizzati a pensare che stanno parlando di un altro continente e forse anche di un altro pianeta.
La realtà, la vera partita che stiamo guardando ci comunica che la disoccupazione, in Italia, ha raggiunto un nuovo record: vola al 13,6% nel trimestre, al 46% tra i giovani.
Si potrebbe pensare che forse questo dato non può essere influenzato positivamente nell'immediato da una ripresa appena avviata. Sappiamo bene che questa è un illusoria speranza, perché altre notizie ci fanno tornare con i piedi per terra. L'indice Pmi composito di giugno, secondo la lettura preliminare, si e' attestato a 52,8 punti, in calo rispetto al dato definitivo di maggio e al consenso, entrambi a 53,5 punti; quindi non solo le Piccole e Medie Imprese italiane peggiorano il dato della produzione sul mese precedente, ma anche la speranza degli operatori per un futuro miglioramento (consenso) è drammaticamente in calo. E allora. Le vuvuzelas, quando la crisi ancora non era arrivata nel nostro Continente si prodigavano a trasmettere bollettini di guerra circa la flessione dei listini azionari; si impegnavano al massimo per spaventare anche coloro che non avevano nulla da temere dalla dinamica pazzesca dei derivati e peggio ancora di quelli costruiti sulla" valutazione del merito di credito". Tanto per fare un esempio un dipendente pubblico, che non rischia il posto e lo stipendio, se ne frega tranquillamente del merito di credito di una banca spagnola, e continuerebbe a spendere se qualcuno non lo avesse terrorizzato per il futuro in modo tale da rimandare a tempi migliori spese non strettamente necessarie. Con il terrorismo a mezzo etere e carta si è trasmessa la crisi dalla finanza creativa all'economia reale. Ora le stesse vuvuzelas si trovano nella stessa situazione in cui si venne a trovare il "Topolino apprendista stregone".
E sono a dir poco patetici i reiterati messaggi tesi a diffondere ottimismo; ricordano molto un certo comandante che raccontava di essersi messo in salvo per primo in modo da poter più facilmente coordinare i soccorsi.
articolo pubblicato il: 23/06/2014 ultima modifica: 07/07/2014