Piero Chiara, dopo alcune prove poetiche giovanili raccolte nel volume “Incantavi” ed alcuni scritti sparsi, passò molti anni a fare il cancelliere di tribunale ed il commerciante di opere d’arte nelle ore libere dal servizio, non trovando tempo, occasioni e voglia di dedicarsi alla scrittura. Fu per puro caso che il poeta Vittorio Sereni, tornato nella natia Luino per partecipare ad una di quelle cene con tanti commensali, tipiche delle associazioni più disparate, sentì poco distante dal suo posto un luinese non più giovane affabulare i vicini con storie di sesso e di giochi di carte. Al termine della cena Sereni avvicinò al cancelliere e gli assicurò la pubblicazione se avesse messo per iscritto le storie raccontate a cena. Nacque così “Il piatto piange” e, sulla sua scia, tanti fortunati romanzi ed una miriade di racconti.
Anche Leonardo Sciascia era giunto al successo in età tutt’altro che verde ed in un suo libro, “Todo modo”, se ricordo bene, era giunto a teorizzare che la precocità non è solo quella di Mozart che, bambino, incantava i salotti con le sue esecuzioni, ma di tanti altri che, pur precocissimi autori, passano anni ed anni senza produrre alcunché, prima di esplodere con una serie di opere che farebbero presumere una carriera lunga decenni.
In tutte le arti, che siano visive, musicali o letterarie, si possono citare decine di casi di autori che all’improvviso si mettono a lavorare in maniera talvolta forsennata, quasi volessero recuperare il tempo perduto o, per dirla con Franco Battiato, che cercano di trovare l’alba nell’imbrunire.
Marco Martinelli può vantare in età giovanile la pubblicazione di un libro di poesie, opere grafiche, sculture. Poi, una vita dedicata al lavoro e alla famiglia, concettualmente lontano dalla creatività resa forma, ma sempre in preda all’ansia di ideare, di narrare, di esprimere in qualche modo il proprio mondo interiore. Dopo la pensione, la molla che si tendeva dentro di lui è scattata, in contemporanea con la conquista di un tempo tutto per sé, come un grande prato in cui liberamente correre a perdifiato.
Nell’arco di appena un decennio Marco Martinelli ha gratificato i suoi lettori di dieci volumi, che spaziano dal suo grande amore, la poesia, al romanzo, al saggio filosofico, fino a questo “Dialoghi in sequenza”, appeno uscito per le “Edizioni il Molo”, in cui il suo messaggio antropologico si manifesta nella classica forma del dialogo filosofico.
La scelta di questa formula è stata quantomai felice, perché in questo modo il messaggio diventa chiaro, diretto, non mediato dal linguaggio specifico dei suoi saggi, dal primo “Clava e il seguito” a tutti gli altri.
La grande novità di questa sua recentissima fatica è proprio nella struttura, la scelta stilistica del dialogo. Il lettore fedele dei suoi libri, abituato ad un linguaggio tutt’altro che semplice, che nulla concede alla facilità di lettura anche nelle opere di narrativa, si trova davanti concetti espressi in modo colloquiale, quindi di pronta e piana comprensione. Ciò non significa che tutti i dialoghi siano tra loro simili nella forma; sono bensì molto variegati, essendo alcuni secchi, immediati, quasi aspri, altri piuttosto articolati, altri ancora talmente melodiosi che ci si aspetterebbe quasi che i personaggi all’improvviso si mettessero a cantare, quasi si trovassero catapultati in un’opera lirica.
Al di là della loro struttura, siano come siano, a volte seri, spesso ironici e faceti, in tutti i dialoghi si legge una profondità di sentimento e di pensiero che lascia il lettore felicemente sbalordito.
Marco Martinelli
Dialoghi in sequenza
Edizioni il Molo
ISBN 978-88-99738-25-9
€15,00
articolo pubblicato il: 26/12/2019 ultima modifica: 10/01/2020