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"Il giornale fatto coi piedi"

presentazione a Firenze


“L’inviato speciale è sempre nato ieri. Fìdati degli odori e degli umori. E verifica gli odori e gli umori”. Sono le tre regole d’oro del grande giornalista scrittore Egisto Corradi, così come le riporta Giovanni Morandi nelle sue memorie appena pubblicate col titolo Il giornale fatto coi piedi. Storie di un inviato speciale (Mauro Pagliai Editore, pp. 256, € 12). Il libro sarà presentato in anteprima giovedì 11 luglio alle 18.00 a Firenze nel Caffè Letterario del Teatro Niccolini (via Ricasoli, 3). Con l’autore interverrà Antonio Pagliai, curatore del ciclo d’incontri.

Giovanni Morandi, fiorentino, è editorialista del «Quotidiano Nazionale», dopo aver diretto «Il Giorno», «Il Resto del Carlino» e lo stesso «QN». Corrispondente da Mosca negli ultimi anni dell’URSS, ha assistito, unico giornalista straniero, allo storico ammainabandiera avvenuto il 25 dicembre 1991 al Cremlino. Ha firmato reportage di guerra da Medio Oriente, Africa, Libano e Balcani, e le sue inchieste entro i confini nazionali hanno dato origine a libri di successo come La beffa di Modigliani (2004,2016). Il suo ultimo lavoro è un lungo e avvincente diario che inizia nel 1976, quando è assunto a «La Nazione» per occuparsi del mondo universitario, e arriva fino ai giorni d’oggi. Nel mezzo ricordi, aneddoti, racconti di luoghi lontani e personaggi memorabili che hanno scritto la storia del giornalismo. Una storia di cui sono ricordati in particolare gli “anni d’oro”, quando le redazioni erano chiassose, ingombre di macchine da scrivere e posaceneri, ma soprattutto quando i giornalisti partivano e consumavano le scarpe piuttosto che trascorrere le ore davanti a un computer. Allora come adesso, anche se in modo diverso, gli inviati ci raccontavano come il mondo stava cambiando. Viaggiatori spesso solitari, abituati a stare dietro le quinte, erano addestrati a non credere a nulla, ma pronti a prendere per buono tutto, se fosse valsa la pena e con almeno uno straccio di prova. “Queste pagine”, spiega l’autore, “sono il resoconto di un modo di fare giornalismo diverso da quello di oggi. Quel giornalismo fatto con semplicità zen – andare, guardare, raccontare – che resta ancora il più giusto, il più profondo, il più moderno, il più ricco di sorprese, il più credibile e affidabile”.

articolo pubblicato il: 06/07/2019

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