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speciale pensioni
un caso pratico

il futuro di un lavoratore

di Vittorio Sordini

Chi non gode ancora di una pensione e chi è consapevole di averne una che è carente, si pone ossessivamente la stessa domanda: "di quale somma avrò bisogno, nel momento in cui smetterò di lavorare, per garantirmi, per il tempo successivo cioè fino alla morte, un tenore di vita non troppo inferiore rispetto a quello tenuto durante la vita lavorativa?"

A questo punto per poter approfondire la problematica è necessario fare degli esempi e prendere in considerazione casi pratici. Analizziamo il caso del signor Antonio: ipotizziamo che viva decorosamente con un reddito annuo netto di 36.000 euro e che per la pensione si accontenti dell'ottanta per cento di tale cifra, considerando che in pensione alcune spese diminuiscono.

Il calcolo è semplice: il sig. Antonio avrà bisogno di 28.800 euro l'anno. Qualora fosse certo che il sig. Antonio avrà una durata di vita perfettamente coerente con la durata della vita presa in considerazione dalle tabelle delle rendite di tipo assicurativo, il sig. Antonio avrebbe bisogno della rendita per venti anni ( 65 anni età pensionabile / 85 anni durata vita) ; se ne deduce che la somma necessaria per il periodo considerato è data da: 28.800 per 20 meno gli interessi che la somma ha prodotto durante il periodo di erogazione). Pertanto, non considerando gli interessi, la somma dovrebbe essere 576.000 euro.

A questo punto cerchiamo di calcolare quanto il sig. Antonio dovrebbe accantonare nel corso della propria vita lavorativa. Nel caso in cui il sig. Antonio fosse un uomo accorto ed abbia conseguito il proprio titolo di studio (ipotizziamo laurea) nei tempi giusti e grazie al suo successo nel campo scolastico abbia potuto immediatamente iniziare la propria attività lavorativa possiamo ragionevolmente pensare che la durata della vita lavorativa può essere di 42 anni. A questo punto dobbiamo dividere 576.000 per 42 ed avremo la somma annua da accantonare che è 13.714. Appare chiaro che essa rappresenterebbe più di un terzo del reddito netto degli ultimi anni lavorativi del sig. Antonio.

Un altro dubbio ci assale ragionando sull'esempio proposto e più precisamente il fatto che si è ipotizzato un reddito costante, il cui valore ad oggi lo colloca nell'area dei redditi medio alti; se il sig. Antonio oggi fosse in età pensionabile appare indubbio che nei primi anni di lavoro non abbia potuto guadagnare 36.000 l'anno. Dobbiamo quindi abbandonare l'ipotesi che il sig. Antonio abbia potuto accantonare nel tempo la cifra di 576.000 euro per il semplice fatto che se tornassimo indietro di 42 anni dovremmo tenere conto sia del reddito iniziale, che non è stato certamente di € 36.000 netti annui, e della svalutazione della valore della moneta. Dovremmo sempre fare i con la svalutazione anche se l'esempio riguardante il sig. Antonio prendesse in considerazione la circostanza in cui ci trovassimo all'avvio dell'attività lavorativa, perché i 13.714 accantonati aggi non avranno lo stesso valore tra 42 anni.

Nell'ipotesi in cui si rinunciasse ad un terzo del proprio tenore di vita durante l'attività lavorativa, esistono due condizioni imprescindibili per il corretto funzionamento dell'ipotesi formulata (la possibilità del mantenimento durante la pensione di almeno l'80% del tenore di vita) e precisamente che, sia durante la fase di accumulo sia durante la fase di erogazione, il capitale produca degli interessi sufficienti a neutralizzare l'inflazione. Altra condizione imprescindibile riguarda la durata della vita, perché se si superano gli 85 anni dall'ottantaseiesimo la rendita sarà pari a zero. Qualsiasi evento che influisce negativamente sul capitale durante la fase di accumulo o durante la fase di erogazione si concretizza in una diminuzione del tenore di vita. Questo noioso ragionamento ha il solo scopo di far riflettere circa l'importanza di tutte quelle attività sia pubbliche sia private che ruotano intorno alla necessità dell'individuo di crearsi una pensione. Ed ai pericoli che incombono circa il buon esito del risultato finale: il mantenimento, almeno in parte, dello stesso tenore di vita fruito durante l'attività lavorativa.

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