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la scorzetta di limone
di Teddy Martinazzi

I fratelli De Filippo adattarono magistralmente la commedia “La scorzeta de limon”, scritta in veneto dal lombardo Gino Rocca. Si tratta della disavventura di un uomo che ospita in casa, all’insaputa della moglie, una spogliarellista che viene colpita da un attacco di peritonite; da qui l’esecrazione generale e la perdita di tutta la sua autorevolezza di capofamiglia.

Questa commedia, che comunque ha un lieto fine, ricorda la disavventura di Gennaro Sangiuliano, costretto a dimettersi da ministro per una storia di corna che, invece di restare nel chiuso di un’alcova, è deflagrata su tutti i canali informativi a disposizione dei pettegoli 4.0.

Qualcuno ha affermato che l’accanimento, anche politico, contro l’ex Ministro sia dovuto al fatto che l’opposizione non sia riuscita in due anni a trovare un argomento forte per mettere in difficoltà il governo ed ha trovato in un banale affare di sesso l’occasione migliore per attaccare l’esecutivo. Verrebbe in mente un vecchio proverbio su una coppia di buoi…

I dietrologi, invece, lasciano intendere che Sangiuliano sia caduto in una trappola tesagli da qualcuno tra i tanti che non hanno apprezzato il suo voler riordinare, a colpi d’accetta, il giro di potere che sta alle spalle di un certo cinema, legato mani e piedi alla sinistra. Si tratta di contributi milionari a pellicole che non riescono nemmeno a riempire una di quelle vecchie salette parrocchiali un tempo denominate “pidocchietti” ed in seguito trasformate in “cinema d’arte e d’essai”.

Sangiuliano aveva cominciato a mettere il naso in quel mondo e ad ipotizzare un tetto di 240mila euro ai compensi dei registi dei film che usufruiscono di contributi statali. Subito un grande regista ha chiamato alla mobilitazione contro una pessima legge sul cinema.

L’ex ministro aveva anche in mente di riordinare la struttura apicale del MiC, facendo infuriare qualche potente burocrate. In ultimo, buon ultimo, c’è la ricca torta del bilancio del G7 sulla cultura, su cui avevano messo gli occhi più di uno.

Ma, pettegolezzi e dietrologia a parte, resta il problema di una premier che dovrebbe stare più attenta nella scelta dei propri collaboratori, richiamarli all’ordine se “esternano” non richiesti, pretendere che tengano un atteggiamento non arrogante, ma che, soprattutto, si attengano alla regola aurea che le amanti non si cerchino mai nell’ambito lavorativo. Meglio se tra donne molto discrete, aggiungiamo noi.

articolo pubblicato il: 08/09/2024 ultima modifica: 17/09/2024

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