Boris Johnson ha una grande ammirazione per Winston Churchill, tanto grande che ha addirittura scritto un libro sul suo idolo, “Il fattore Churchill”; peccato che, solo nella prefazione, l’autore parli almeno trenta volte di sé, più di quanto non faccia del premier a cui il libro è dedicato.
Johnson imita Churchill anche in certe pose goderecce e nell’amore per la campagna inglese, ma non sappiamo come il leggendario Winston si sarebbe comportato nei confronti del Parlamento, che Johnson ha chiuso per poter vincere la sua battaglia sulla Brexit.
Churchill non chiudeva mai le porte ai suoi avversari politici, ma li vinceva con discorsi che sono rimasti nella storia. Lord Halifax e Neville Chamberlain erano per la pace con Hitler, ma Churchill, malgrado sentisse cadere bombe da trecento chili non dubitò mai della via da seguire, e combatté i pacifisti con la stessa grinta con cui esortava gli inglesi a resistere.
Sir Winston sin da giovane comprese che il potere risiede nel parlamento e, per poter lavorare come voleva e per sovrappiù vincere non esitò nel 1904 a passare dai Conservatori ai Liberali, da questo ai Laburisti nel 1924, per tornare ai Conservatori l’anno dopo.
Boris Johnson, davanti alla prima difficoltà per conseguire la Brexit, non ha esitato, invece di convincere tutti con un discorso storico, in linea con la gloriosa storia della democrazia britannica, ha preferito chiudere il Parlamento, che di quella democrazia è il simbolo tangibile.
In Umbria, per dire che una somiglianza ostentata in realtà non esiste, si dice “come Cristo e un contadino”. La saggezza popolare spesso non sbaglia.
articolo pubblicato il: 29/08/2019 ultima modifica: 07/09/2019