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bandiere e striscioni
di Luigi Delli Stanghi

Il Consiglio regionale del Veneto ha votato quasi all'unanimità lo scorso 29 agosto una legge regionale che rende obbligatoria l'esposizione della bandiera veneta in tutti gli uffici statali, accanto a quella dell'Unione Europea e al tricolore: prefetture, tribunali, caserme, questure, scuole, ospedali. Per i contrari, sanzioni che possono andare dai cento ai mille euro. Secondo i maligni, la decisione sarebbe stata presa per galvanizzare gli animi in attesa del referendum sulla maggiore autonomia che si svolgerà da qui ad un mese.

A Roma ne stanno facendo una questione cruciale e l'argomento è stato dibattuto in Consiglio dei Ministri. Il filosofo Massimo Cacciari, già sindaco di Venezia, ha definito baggianate sia la decisione del Veneto sia il fatto che il sottosegretario Bressa, a Roma, stia facendo fuoco e fiamme, appellandosi nientepopodimeno che a ben due articoli della Costituzione della Repubblica Italiana.

Forse hanno ragione tutti e due. Voler esporre la bandiera della Serenissima su edifici che non sono di proprietà della Regione Veneto è come mettere a stendere i panni sulle finestre altrui, ma il Leone di San Marco è un vessillo troppo importante, e non solo per i veneti, per essere trattato alla stregua di un vezzo di Luca Zaia e sodali.

Quando, diversi anni fa, alcuni tipi ameni, autodefinitisi Serenissimi, issarono la bandiera che per secoli aveva dominato il Mediterraneo orientale sulla cima del campanile di San Marco, gli uomini dei NOCS provvidero ad arrestarli, dopo aver ammainato la bandiera, tirandola giù senza rispetto come se si trattasse di uno striscione esposto da tifosi di calcio. Errore. I Serenissimi non dovevano nemmeno essere arrestati e denunciati, semplicemente accompagnati giù per le scale a calci nel sedere; la bandiera di Marcantonio Bragadin, scuoiato vivo dai turchi a Famagosta, doveva essere salutata sull'attenti prima di essere ammainata.

Tutte le bandiere preunitarie, in realtà, hanno il diritto di essere rispettate ed omaggiate dalla nostra Repubblica, non foss'altro per le migliaia di giovani che per quelle bandiere morirono nel corso dei secoli. Farne una questione di rivendicazioni autonomiste, che in Italia da settant'anni è solo una questione di sghei, è sbagliato, come sbagliato è, a Roma, che il Governo si occupi di certe cose in tempi tragicomici come quelli in cui viviamo.

articolo pubblicato il: 24/09/2017 ultima modifica: 04/10/2017

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