La decisione del Supremo Tribunal Federal del Brasile di licenziare centinaia di impiegati assunti in quanto parenti di magistrati potrebbe aprire la strada ad un profondo rinnovamento del Paese, se altri organismi del potere centrale seguissero le orme dell'alta corte. Sempre, chiaramente, se non accada che i licenziati da una parte trovino immediatamente (come si vocifera stia già avvenendo) posto altrove, in una sorta di scambio di parenti. Della serie: io do il posto a tuo figlio e tu lo dai al mio.
Il nepotismo c'è dappertutto e non possiamo certamente essere noi italiani a dare lezioni di purezza in questo campo. La parola stessa è entrata nel portoghese ed in altre lingue proprio dall'italiano. Furono i Cardinali della non immacolata Curia pontificia antecontroriforma a praticare per primi questa usanza, fornendo di prebende e sinecure i figli dei fratelli, non potendo (quantomeno legittimamente) averne di propri, o indirizzando i nipoti al sacerdozio e spianando loro la strada verso il Cardinalato.
In Brasile, sembrerà strano, il nepotismo non è stato considerato, almeno fino ad oggi, un cattivo costume da praticare con più o meno rigorosa riservatezza. Nonostante la repubblica sia stata proclamata nel 1889, in questo campo la società ha mantenuto una struttura monarchico-imperiale. In tutte le monarchie, a cominciare dal SacroRomano Impero (la madre di tutte le monarchie moderne) si usava ricompensare colui che aveva reso particolari servigi al monarca con titoli nobiliari e con l'assegnazione di più o meno remunerativi feudi. I conti, che all'origine erano solo i comites, compagni del re, divennero ben presto tali solo per nascita.
In Brasile don Pedro II, nel corso degli anni del suo regno, creò più di mille nobili per merito, in maggioranza baroni, ovvero del gradino più basso della scala gerarchica. Va detto che il titolo brasiliano non era trasmissibile per eredità, a differenza di tutte le altre monarchie del mondo. Talvolta però poteva accadere che, se non il titolo, il vitalizio spesso ad esso connesso potesse passare ai discendenti. Così fu nel caso del barone di Rio Branco, il grandissimo diplomatico brasiliano che risolse spinose questioni di frontiera, i cui discendenti beneficiarono di robuste pensioni.
Dopo l'indipendenza bisognò aspettare molto affinché in Brasile entrasse il concetto che impiegati dello Stato si diventa per merito personale e non per conoscenze. Il primo ad istituire pubblici concorsi fu il presidente Getulio Vargas, ma il presidente Dutra violò ben presto questo principio, ricorrendo alla nomina diretta di funzionari, ufficialmente interinali, con il pretesto di snellire le procedure per colmare i vuoti della pubblica amministrazione.
La decisione della corte (STF la sua sigla) si è resa tanto più necessaria non solo perché il nepotismo ufficializzato viola il concetto costituzionale di uguaglianza dei cittadini, ma anche perché rappresenta un recupero etico del potere giudiziario.
Ovunque può accadere che giudici siano coinvolti in episodi di corruzione o che commettano crimini. L'imparzialità della magistratura è un principio irrinunciabile, perché garantisce il cittadino. Il criterio della meritocrazia è dunque indispensabile affinché l'uomo della strada si senta garantito da una magistratura lontana da pressioni parentali.
Il presidente della Camera dei deputati, Aldo Rebelo, sta proponendo l'estensione della proibizione del nepotismo ufficializzato agli altri poteri dello Stato. Si tratterebbe, per il Brasile, di dire definitivamente addio alla monarchia.