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editoriale
l'agenda
di Gabriele V. R. Martinelli

Nel film comico di spionaggio "Totò e Peppino divisi a Berlino" ci sarebbe dovuta essere un'operazione di spionaggio per cui a pagare sarebbe stato Totò. Quell'incomparabile attore che era Peppino De Filippo, con aria tranquilla, come se stesse intercalando nel racconto di cose più importanti, disse con aria strascicata: "Tu saresti finito sul patiiibolo...".

Di questi giorni, in Italia, la voce di Peppino riecheggia come se dai tempi del film non fosse passata una cinquantina d'anni. La "legge di stabilità", così adesso è stata ribattezzata quella che un tempo si chiamava "manovra", ma che i giornali degli anni Settanta definivano "stangata", è stata presentata non solo dai politici ma anche da diversi autorevoli giornali con lo stesso tono del patiiibolo di Peppino.

Nel 2007, a seguito di una delle tante "riforme" (leggi stangata) dell'IRPEF, che c'era stata nel 2006, fu stabilita una clausola di salvaguardia sulla tassazione del TFR, ovvero sulla vecchia, cara, agognata liquidazione. In uno stato di diritto il giovane che firma un contratto di lavoro sa grosso modo a quale livello potrebbe finire una carriera d'ordine e quando potrà ritirarsi a vita privata. Questo in uno stato di diritto. In Italia lo scorso anno fu tagliata da Monti la rivalutazione delle pensioni superiori a 1400 euro (nessuno spiegò perché proprio a 1400 e non ad esempio a 1500, che sarebbe stata cifra tonda; furono maltrattate le vedove che si permettono di avere accanto alla loro una piccola parte della pensione del marito, e sì che le vedove sono tutelate anche nelle società primitive; furono rateizzate le liquidazioni dei ricchi, accomunando nella sorte uno statale con poco più di 90000 euro (anche qui non si capisce perché non sia stato fatto 100) con il boiardo di stato che guadagna cifre iperboliche e che una recente sentenza ha messo al sicuro dai tagli allo stipendio.

Diversi politici, corifeo Casini, parlano e ribattono della necessità di restare in linea con "l'agenda Monti". Noi comuni cittadini questa agenda non l'abbiamo mai vista, ma se c'è scritto che continueranno a mazzolare i poveri cristi con tasse dirette come quella sul TFR e indirette come l'accisa sul terremoto dell'Aquila che sarà stabilizzata per i prossimi decenni, immaginiamo che sia infarcita di termini inglesi che, come il latinorum di un tempo, servono per gabbare il suddito. Sarebbe interessante anche sapere se in questa agenda siano previste date per i tagli alla casta e alla politica, ma c'è da dubitarne.

Un importante dibattito si sta aprendo sugli stessi autorevoli giornali sul fatto se D'Alema debba ricandidarsi al Parlamento o no. La mancanza di D'Alema a Montecitorio sarebbe, a detta di alcuni, deleteria per le sorti della stessa democrazia in Italia e centinaia di compagni si sono affrettati a scrivere all'Unità per invitarlo a desistere dal terribile proposito. Inutile commentare.

articolo pubblicato il: 18/10/2012

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