Se il piccolo Tommaso dice al suo papà: ”Se tu non fossi il mio papà, saresti il mio migliore amico”, allora è proprio vero che i bambini, privi di sovrastrutture e di condizionamenti, con la mente e col cuore non ancora corrotti dall’esperienza, dunque innocenti, comprendono, andando subito all’essenza, il sentire degli adulti come questi ultimi spesso non sono in grado di fare con loro. È da questa premessa che mi piace introdurre qualche breve considerazione su Perché c’è la luna? di Michele De Luca, Hammerle Editori, con una bella e molto articolata prefazione di Giuseppe Moscati, un inventario di riflessioni sui sentimenti che l’Autore ha
registrato puntualmente quasi a voler ricordare che la vita è un fatto serio e che in ogni momento ciascuno di noi, senza rendersene conto, lascia un segno.
Del resto accade lo stesso per tutto ciò che avviene fuori di noi: le persone che incontriamo, i luoghi e i fatti che viviamo, tutto incide nel bene e nel male nella nostra vita, modificandoci in un continuum esperienziale unico. Ma ciò che è essenziale, e De Luca lo afferma e lo ribadisce in più punti, è conservare il gusto di meravigliarsi, che è proprio ciò che accomuna i bambini con i vecchi e che rende la vita un’avventura, un viaggio alla scoperta del nuovo, dello stupefacente, un
viaggio da compiere da soli e in compagnia, perché condividere è un’altra parola chiave, importante, direi fondamentale, perché far implodere i sentimenti fa male alla salute fisica e mentale.
Recuperare l’innocenza può essere dunque la strada giusta da percorrere e De Luca la indica senza assolutamente porsi intenti pedagogici. Sua intenzione è, semmai, condividere pensieri e parole come quando tra amici si dialoga sulle problematiche e sui temi più svariati confrontandosi sulla vita vissuta e su
quella da vivere ancora. Perché parlare fa sconfiggere la solitudine, un male che affligge non solo i vecchi ma anche i giovani e i bambini.
Bella l’immagine di Moscati quando paragona il libro ad “una tavolozza di colori con l’ironia, il dubbio, l’autocritica, il sorriso e una continua meraviglia”, dove interessi culturali e domande, convinzioni maturate nel tempo, ma sempre “provvisorie” e non “definitive”, discutibili, oggetto di ripensamenti e inquietudini interiori. Scrive ancora il prefatore: “Svariati i temi trattati o quanto meno accennati: dalla speranza all’amicizia, dalla memoria alla democrazia, dalla morte alla giovinezza, dalla comunicazione all’Opera, dalla guerra al sentimento religioso, dall’infanzia al dono, dal pensiero critico alla cultura, dal mondo dei libri al desiderio, dalla filosofia alla teologia passando per il sogno e la poesia. E ancora: la carità, l’amore – che è inteso come genesi di mitizzazione – e naturalmente la fotografia quale istanza dell’intus legere [c’è qualcosa di petrarchesco tra le righe)”.
Michele De Luca è nato a Rocca d’Arce (Frosinone) il 26 aprile 1946. Vive tra Roma e Venezia. Laurea in Giurisprudenza con una tesi in Filosofia del diritto sull’illuminismo giuridico napoletano, dai primi anni Settanta organizzatore culturale, giornalista, curatore di uffici stampa di grandi mostre, si è occupato e si occupa in particolare di fotografia (è di recente uscito il suo primo libro fotografico Dettagli, edito da Quinlan, con la presentazione di Italo Zannier) ma anche di arte in genere, poesia, satira. Collabora con diversi giornali e periodici. Con la casa editrice triestina Hammerle ha pubblicato nel 2022 il volume Poesie del disincanto con la prefazione di Walter Chiereghin.
Insomma, un libro prezioso, un piccolo scrigno di saggezza e di grazia che fa sorridere, e anche commuovere, ma soprattutto pensare.
Isa Laudadio
Perché c’è la luna?
Diario intimo di Michele De Luca
articolo pubblicato il: 14/05/2024