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cronache
il gigantesco puzzle tedesco

I contenuti degli archivi della polizia segreta della Germania orientale, la Stasi, distrutti alla caduta del muro di Berlino, cominciano ad emergere lentamente, grazie all'applicazione di un nuovo programma informatico che permette di ricomporli.

Il software, E-Puzzler, è stato sviluppato nell'Istituto Fraunhofer, a Berlino. Il sistema funziona con la creazione di un archivio di immagini basato sulla digitalizzazione di frammenti. L'obiettivo è la ricostruzione virtuale ed automatica di centinaia di cartelle strappate.

Nel 1989, quando videro che le cose si mettevano male, gli agenti della Stasi distrussero i propri archivi, riempiendo sedicimila sacchi con seicento milioni di frammenti di fogli.

Due anni dopo, con la riunificazione della Germania, funzionari tedeschi cominciarono a ricostruire le pagine a mano, ma si accorsero che si trattava di un lavoro da rompicapo.

Solo in seguito si cominciò a fare ricorso all'E-Puzzler, un sistema che analizza forma, colore, filigrana e spessore delle carte, così da giungere alla costruzione dell'immagine elettronica del documento originale. Scannerizzato ad alta velocità, il documento viene immagazzinato in una banca dati; in seguito viene il lavoro di ricostruzione.

Ma c'è anche chi critica la lentezza del lavoro informatico, iniziato con troppo ritardo. Sono passati ormai quasi vent'anni e molti dei protagonisti delle torture nella prigione centrale della Stasi se ne sono andati da questo mondo per cause naturali.

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