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politica estera
non accade solo in Italia: il novembre nero di G.B.
di Alessandro Ceravolo

Ha rifiutato elezioni anticipate per non perderle: da quel momento Downing Street è stata colpita da una serie di scandali senza precedenti. Molti ben informati dicono che ci sia ancora Tony Blair alla regia dei Labour ma è lui che sta rapidamente perdendo consensi e credibilità. Intorno a lui continuano a saltare teste e l'opposizione è pronta a scommettere che la prossima sedia a liberarsi sarà proprio la sua: il premier Gordon Brown sta pagando le conseguenze del vuoto lasciato dal suo predecessore e il crollo verticale di consensi per il suo partito è il risultato di un novembre disastroso.

Il primo momento di crisi è sopraggiunto con il crollo della Northern Rock: il dissesto causato dall'eccessiva concessione di mutui subprime (accordati a soggetti con un basso punteggio creditizio) ha investito in pieno l'istituto britannico e la Banca d'Inghilterra ha coraggiosamente deciso di salvare la cassa dalla bancarotta utilizzando un finanziamento d'emergenza di 25 miliardi di sterline. Il Ministro delle Finanze Alistair Darling ha deciso, quindi, di utilizzare i soldi dei contribuenti per mettere nuovamente sul mercato un istituto privato quasi defunto. Sir Richard Branson, il patron della Virgin, è già in agguato: le condizioni d'acquisto saranno ottimali non appena lo stato avrà risanato l'azienda...

Nel frattempo è scoppiato l'allarme Privacy. Scene di panico agli sportelli bancari: milioni di cittadini che attendono il proprio turno per ritirare il denaro dai conti personali e fuggire il rischio di frodi. L'agenzia del fisco ha infatti perduto alcuni dischi contenenti, in forma non criptata, dati personali e dettagli bancari di oltre 25 milioni di contribuenti (tra questi anche 7 milioni di famiglie che dovevano ricevere il sussidio per i figli). Un disastro che mette a repentaglio l'identità e la privacy della metà degli abitanti del Regno Unito. Alle inevitabili e addolorate scuse in parlamento del premier sono seguite le altrettanto inevitabili dimissioni di Paul Gray, capo dei servizi fiscali. La frittata era, però, ormai fatta e controbattere le accuse di incompetenza arrivate dall'opposizione è stata impresa assai ardua per lo sconsolato capo del governo.

Gli ultimi giorni di novembre sono stati invece caratterizzati, come se la misura non fosse già colma, dalla losca vicenda dei finanziamenti privati al partito: sembrerebbe che ben 900.000 euro siano arrivati in modo non trasparente nelle casse dei Laburisti. I fondi illegali appartenevano al costruttore David Abrahams che utilizzava una serie di prestanome per far giungere ogni anno cascate di denaro al partito; alle forze dell'ordine è sembrato quantomeno curioso che una delle segretarie di Abrahams, la modesta Janet Kidd, e un semplice operaio, Ray Ruddick (marito della Kidd), fossero diventati, sommando le quote da loro inviate dal 2003 ad oggi, il terzo donatore del partito, battuti solamente da due noti miliardari. Gordon Brown ha promesso, visibilmente imbarazzato, in una tumultuosa conferenza stampa, di fare luce sull'accaduto e restituire le donazioni non legalmente dichiarate; ulteriore e inevitabile mossa è stata quella di dimissionare Peter Watt, segretario generale e tesoriere del partito. Abrahams, dal canto suo, ha candidamente dichiarato di aver usato dei prestanome solo per difendere la propria privacy di fronte all'opinione pubblica; sarà che in Italia ne abbiamo viste tante, ma una dichiarazione del genere non può certo convincere fino in fondo.

Nel frattempo David Cameron si frega le mani, osserva da lontano come gli autogol di Brown abbiano fatto volare i suoi Conservatori nei sondaggi e non pensa neanche lontanamente alla formazione di un nuovo partito...

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