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cultura
Arcibaldo Giuseppe Cronin
di Giuseppe La Rosa

(Gran Bretagna 1886 - Svizzera 1981)

Grande romanziere, molto letto, non nasce tale. Era medico. E' nell'esercizio della sua attività, dopo un iniziale e momentaneo allontanamento dalla sua fede di cristiano, che conosce più approfonditamente gli uomini e la loro fondamentale bontà e generosità d'animo.

E' del 1930 il suo primo romanzo, Il Castello del Cappellaio, tradotto in 21 lingue, portato sulle scene e sullo schermo, illimitatamente ristampato.

Cronin avverte il valore dello scrivere. Sa che è una missione. Si rende conto di quanto sia incalcolabile il bene e il male che la stampa possa produrre. È consapevole che chi scrive può essere ad un tempo un promotore di vita e un somministratore di morte, un controllore del destino di milioni di anime che, senza accorgersi, finiscono per pensare ed agire come i personaggi delle sue opere.

Nelle opere di Cronin si focalizzano, si evidenziano, si puntualizzano, si discutono e si instradano problemi morali di portata individuale, familiare e sociale, la cui rispettiva soluzione scaturisce dalla categorica imperatività della coscienza, che non tace mai anche nelle anime più malvagie.

Sembra che la terra sfavilli di passioni, di odii, di rivoluzioni e guerre infernali. Che gli uomini più o meno adorino ricchezze, piaceri, amori proibiti, onori, potenza, gloria. Tutto sacrificando a queste divinità, onestà, vita interiore, vita fisica. Coprendo ipocritamente l'operato con il manto della virtù, della filantropia, del progresso, della libertà di pensiero e d'azione, o della gioia e della felicità della vita.

Ed ecco la litania dolorosa di alcuni suoi personaggi.

Un padre che sacrifica la sua famiglia al proprio egoismo, dei medici corrotti, arrivisti e sleali, i poveri minatori giacenti in un abisso di miseria materiale per colpa della plutocrazia imperante, dell'industrialismo imprevidente, della collusione segreta dei vari poteri.

Ma i beati agli occhi del mondo sono veramente grandi e forti ?

Cronin dice che non lo sono affatto.

Appunto, tutto è apparenza e superficialità.

Accanto al regno di satana c'è il Regno di Dio, dei buoni, dei piccoli, dei puri, di quelli che umiliati e perseguitati dai potenti della terra, non si abbattono né si piegano al vento forte del male, di quelli che vogliono restare al servizio della verità, dell'onestà e dell'elevazione morale del pubblico piuttosto che dalla parte della malafede, della corruzione e dello scandalismo.

Sapete, ci dice Cronin, in giro c'è tanta brava gente, che snocciola allegria, che sprizza rassicuranza, che emana amichevole gaiezza, che inspira ed espira gioia a pieni polmoni, che effluvia ondate di festiva giocondità, che trova calma e pace nel silenzio placido di un paesino addormentato.

Un mondo dove si entra con le chiavi della comprensione e dell'amore fraterno per tutti, e sulla porta del quale vanno lasciati i facili piaceri e le attrattive del secolo. Un mondo dove si giunge attraverso lotte e affanni senza misure e dove tutti, volendo, possono approdare.

Ricordatevi, è il messaggio di Cronin, che dietro le nuvole grigie d'una vita che sembra non offrire grazia di luce c'è il sole inatteso di una speranza divina.

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