Stuart Mill
(Londra 1806 - Avignone 1873)
Ogni filosofo ha le proprie "fissazioni". Per Stuart Mill c'è un possibile pericolo scaturente dall'interno della democrazia stessa. Una forma di tirannia più terribile di qualsiasi dispotismo : la tirannia della maggioranza sui gruppi minoritari. La democrazia concede ampi spazi per comportarsi come si vuole, per sviluppare determinati interessi, per soddisfarli (con un solo termine: "individualismo"). Ora, la maggioranza può imporre un tipo di tirannia che impedisca lo sviluppo di un comportamento individualistico. E questo può avvenire in due modi : attraverso pressioni sul governo perché adotti leggi contro individui anticonformisti o dissidenti, e con la semplice pressione dell'opinione pubblica. Nel primo caso, la dottrina dei diritti (quella per cui ci sono diritti che nascono con l'uomo e quindi sono anteriori alla società) dovrebbe bloccare l'invadenza dei governi nella sfera di certe sacre e inviolabili aree dell'essere umano, nel secondo caso, lo scoglio è più difficile perchè l'ostacolo è più sottile. Non ci sono leggi scritte. Ma esistono comunque "indicazioni cogenti", sebbene è notorio che l'opinione pubblica è più soggetta a errore, può rispecchiare antichi pregiudizi, o essere dominata da superstizioni e tradizioni.
Allora, sin a dove la maggioranza può legittimamente spingersi nell'interferire con gli affari individuali o di gruppi minoritari ? Cioè, quali sono i poteri legittimi che la società può esercitare sull'individuo ?
Il principio che sta alla base dei rapporti di coartazione e controllo tra la società e l'individuo è questo : l'umanità è giustificata, individualmente o collettivamente, a interferire sulla libertà d'azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi; il solo scopo per cui si può legittimamente esercitare un potere su qualunque membro di una comunità, contro la sua volontà, è per evitare danno agli altri. La sua indipendenza è assoluta, su se stesso, sulla sua mente e sul suo corpo è sovrano, purchè l'esercizio di tali facoltà non crei danno a qualcun altro.
Ad esempio, è un bene la presenza di opinioni diverse dalla nostra, non bisogna brigare per sopprimerle, apportano dei benefici alla comunità. Primo, perché un'opinione creduta vera oggi dalla maggioranza può rivelarsi falsa domani, vedi la storia dell'umanità; è la discussione che permette di correggere i tiri sulla sua falsità o verità. Poi, negare il diritto di esprimere le proprie opinioni significa presumersi infallibili. Ma è sotto gli occhi di tutti che nessuno è infallibile. Ancora, ascoltare le opinioni degli altri equivale a vedere l'argomento da altre angolazioni. E questo è arricchente per l'intelletto e per il raggiungimento della verità. Infine, anche se l'opinione opposta alla nostra non è completamente vera né completamente falsa, tuttavia può contenere elementi di verità. E perché perdere l'occasione di scoprire anche queste porzioni di verità ?
Quindi, il potere alla maggioranza, ma questa non ne deve abusare. La maggioranza non può andare avanti a colpi di simpatie o antipatie. Ne sarebbe pregiudicato sia lo sviluppo dell'iniziativa individuale sia la maturazione dei cittadini. E questa è un'idea che ormai è entrata nel cervello di tutti i democratici del mondo.
La minoranza non va toccata se essa non intacca, in modo dannoso, il tessuto sociale.
Ma, come facciamo a dire se la condotta posta in essere dall'individuo o dal gruppo minoritario si rivela o no dannosa ?
Purtroppo per Stuart Mill, sarà compito dei delegati dal maggior numero di votanti che dovrà legiferare sull'argomento, e quindi comminare sanzioni, e quindi interferire. Non si sfugge da questo percorso. Le salvaguardie della minoranza crolleranno sempre sotto l'urto della maggioranza, alla quale, però, spetterà sempre l'onere della prova, dovrà dimostrare che la tal condotta è dannosa per la comunità, avrà il continuo compito di far vedere che le sue interferenze sono legittime. L'individuo è garantito contro l'interferenza della maggioranza, ma non è assicurato per un'immunità totale.