Oggi non c'è giornale che non contenga qualche articolo che parli di "PACE". Non c'è televisione che non mandi in onda servizi, dibattiti dove non si conversi di "PACE". Non ci sono luoghi, istituzionali e non, dove non ci si occupi di "PACE".
Ultimamente, poi, non c'è manifestazione, pubblica e non, dove non si finisca per "condannare" i cattivi di turno ed inneggiare alla "PACE".
Sembra che non si possa fare a meno di parlarne. Probabilmente, dopo i recenti fatti luttuosi,
non si può non parlarne.
A volte, però, si ha la sensazione che l'abbondanza di parole, che solleticano le più profonde e genuine aspirazioni dell'uomo, nasconda il vero spirito e le reali intenzioni di pace, fiumi di parole che coprono sentimenti ed azioni di sopraffazioni o interessi di parte.
Perché, nonostante tale fiumana di iniziative, nonostante l'incessante impegno della sua promozione in tutto il mondo da organismi internazionali appositamente istituiti, tuttavia non c'è parte del mondo che non abbia avuto o non abbia in corso il suo "bel conflittino".
Ci sono conflitti che durano da anni, che incidono profondamente nelle file di eserciti armatissimi e nelle folle inermi delle popolazioni civili; conflitti per i quali tutte le arti delle trattative e delle mediazioni si sono esaurite impotenti; conflitti nocivi per gli equilibri mondiali; nazioni che si sentono ferite nel prestigio, che covano, quindi, sentimenti di vendetta implacabile, che vivono in disordine endemico e quasi organizzato; conflitti o situazioni para-conflittuali dove le tossine ideologiche penetrano negli animi e si trasmettono, per eredità, alle nuove generazioni, che fatalmente si impegnano e si preparano per la riscossa, favorite da tutte le astuzie della viltà, del ricatto, della complicità, armate di inauditi strumenti di micidiali distruzioni. Conflitti alimentati da egoismi "tribali", dove il delitto non fa più orrore, dove la crudeltà diventa inevitabile, dove l'odio è dichiarato legittimo, dove il genocidio è prospettato come possibile rimedio radicale.
Forse è importante avere un'idea esatta della Pace. Bisogna spogliarla delle pseudo-concezioni che la deformano e la travisano.
La pace non coincide con la forza. Non è quell'atmosfera risultante da un dispotismo irrazionale, da una repressione opprimente, da un equilibrio di forze permanentemente contrastanti, di solito crescenti in attesa d'un successivo scoppio violento, a dimostrazione che la pace imposta con la potenza è falsa. La pace non è insidia. La pace non è menzogna costituita in regime. Non è tirannia totalitaria e spietata. Non è tregua precaria, equilibrio instabile, terrore di rappresaglia e di vendetta, sopraffazione ben riuscita, prepotenza fortunata.
La pace parte dall'individuo. Parte da ciascuno di noi. Se non ci si affranca dalla nativa ferocia del "homo homini lupus" tutto quello che si dice e si fa intorno alla pace è vano. L'umanità, la storia, il lavoro, la politica, la cultura, il progresso vanno pensati in funzione di essa. La pace è possibile se ognuno di noi la conosce, la riconosce, la vuole, la ama, la esprime, la imprime nel costume, educa e forma la propria mentalità alla pace, difende la pace, lavora per la pace. Così, da individuale diventa collettiva e comunitaria, pervadendo il pensiero e l'attività delle nuove generazioni, e invadendo il mondo, la politica, l'economia, la pedagogia, la filosofia, la sociologia, l'avvenire, la costruzione nuova del mondo.
Ed ecco l'interrogativo di fondo :
- Quanti politici e quante loro azioni sono seriamente ed equilibratamente finalizzate alla risoluzione dei bisogni reali dei loro popoli ? Quanti vogliono veramente che i loro popoli imparino nuove tecniche di produzione per emanciparsi dalla miseria agricola e industriale ? Gli aiuti che tali governi ricevono sono spesi per i loro popoli o servono ad acquistare armi o ad essere occultati in paradisi fiscali sparsi per il mondo ?
- Quanti "falsi maestri", travisati da gentiluomini rispettati e riveriti, insegnano l'odio per la vita, per l'uomo, fomentando le più basse passioni e i più truci istinti, travasando nella mente e nei cuori dei "discenti" i loro infernali e latenti rancori individuali patinati di rivalse sociali o dettami pseudo-divini ?