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storia
un politico dimenticato

Di tutti i personaggi della Seconda Repubblica spagnola forse nessuno è stato meno rispettato di Niceto Alcalá-Zamora, Don Niceto per i suoi e El Botas per i nemici. Antipatico a Manuel Azaña, che gli successe nella carica, fu odiato da ambedue le parti in guerra, disprezzato dagli storici e dimenticato dai compatrioti.
Niceto Alcalá-Zamora y Torres nacque a Priego de Córdoba il 6 luglio 1877, figlio del Segretario comunale. La sua infanzia fu segnata dalla morte della madre quando ancora non aveva compiuto tre anni e restò affidato alle cure delle zie materne, della cugina Gloria e della sorella Pilar. Visse un'infanzia di privazioni, dalla quale era escluso ogni lusso. Poté però studiare, diplomandosi a Cabra e laureandosi a Granada a soli diciassette anni. Conseguì il dottorato presso l'università di Madrid e a soli ventuno anni vinse il concorso al Consiglio di Stato.
Fu iniziato alla politica da Moret; seguì poi Romanones, del quale fu segretario politico in vari ministeri. Tra il 1906 ed il 1923 fu deputato del collegio de La Carolina, in provincia di Jaén, mettendosi subito in luce per le sue doti di oratore, che, insieme alla sua attività forense, gli dettero grande fama.
Fu direttore generale di Amministrazione e Sottosegretario agli Interni, poi due volte Ministro in Gabinetti presieduti da García Prieto, nel 1917 all'Economia e nel 1922 alla Guerra. Si oppose alla dittatura di Miguel Primo de Rivera e per questo non fu accolto nell'Academia de la Lengua.
Nel 1930, a Valencia, rese pubbliche le sue idee repubblicane ("Una repubblica - come ebbe ad affermare - garante dei diritti inalienabili della personalità umana, rispettosa dell'ordine della religione e della proprietà privata") e fondò con Miguel Maura la formazione "Destra Liberale Repubblicana"; pochi mesi dopo, il suo partito si fuse con il Comitato rivoluzionario, scaturito dal Patto di San Sebastián, e ne divenne presidente. Dopo l'insuccesso della rivolta di Jaca, fu incarcerato fino al 1931. A Jaca aveva ribadito la sua fede cattolica, affermando che "ci sarà sempre una Croce, perché la metà, per lo meno, del sangue fatto versare dalla dittatura è repubblicano, ma anche cattolico".
Proclamata la Seconda Repubblica, il 14 aprile 1931, Alcalá-Zamora divenne Presidente del Governo Provvisorio fino all'ottobre dello stesso anno, quando si dimise per contrasti sugli articoli della Costituzione riguardanti la religione. In dicembre fu eletto primo Presidente della Repubblica, carica che occupò fino al 7 aprile 1936, quando fu destituito dalle Cortes. La maggioranza di frontisti popolari prese una decisione ingiusta dal punto di vista giuridico quanto errata sul piano politico, che facilitò le cose alla congiura dei militari golpisti.
Agli inizi del mese di luglio 1936 intraprese un viaggio per l'Europa e lo scoppio della guerra civile gli impedì di rientrare in Spagna, dato che si dichiarò immediatamente contrario al sollevamento militare, nonostante fosse con suocero del generale golpista Queipo de Llano. Miliziani rivoluzionari saccheggiarono la sua cassetta di sicurezza presso il Credit Lyonnais, rubando tutti i suoi risparmi. Dopo alcuni anni di vita in Francia iniziò un lungo pellegrinaggio che lo portò fino a Buenos Aires, dove visse da esule.
Alcalá-Zamora morì a Buenos Aires il 18 febbraio 1949. Aveva settantadue anni, fiacco, incurvato (lui che aveva sempre avuto un portamento eretto), con una lunga barba bianca che si era lasciato crescere. Il suo cattolicesimo fervoroso, che non fu mai ostacolo alla sua fede liberale, lo portò a vestirsi negli ultimi giorni da eremita. Morì, nel silenzio, di notte; fu sepolto, secondo le ultime volontà, con un crocifisso tra le mani e due zolle di terra spagnola sul cuore, uno del suo paese natale e l'altro dei Pirenei, raccolto al limite della frontiera con la Francia, quasi a significare l'ultimo lembo di Spagna prima dell'esilio. I suoi resti furono traslati in Spagna nel 1979.

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