Un'ampia antologica a Roma, al Complesso del Vittoriano, con circa centocinquanta opere fra oli, disegni, sculture e ceramiche, provenienti da importanti musei pubblici e prestigiose collezioni private di tutto il mondo, fra cui il Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery of Art di Washington, la Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, a cura di Stephen F. Eisenman, ordinario di Storia dell'Arte alla Northwestern University Evanston in Illinois, che costituisce l'occasione per meglio conoscere un artista fortemente innovativo, che ha svolto un ruolo fondamentale nell'arte del Novecento, Paul Gauguin.
E' la prima volta che Roma ospita una retrospettiva dedicata al grande artista francese, la cui qualità dell'opera fu recepita in Italia soltanto nel secondo dopoguerra: un maestro dalla forza e dalla modernità rivoluzionaria che nascono probabilmente dalla complessità della sua vita e dal rapporto conflittuale con la società del suo tempo, un artista che accolto dapprima fra gli impressionisti, gettò le basi del sintetismo ispirandosi all'arte primitiva, rifiutando la prospettiva, e fu precursore del fauvismo, anticipando le esperienze della Brücke ed aprendo la strada all'arte contemporanea.
Organzzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia, la rassegna 'Paul Gauguin. Artista di mito e di sogno' esamina il rapporto fra il maestro e l'Italia, anche se è nota la rarità di scambi fra la sua opera e quella di artisti italiani; pur tuttavia fu grande l'amore di Gauguin per l'Italia e la sua cultura, anche se non visitò mai il nostro paese, interessandosi sia della tradizione classica dell'antica Roma, sia degli artisti di epoche successive, quali Cimabue, Giotto, Botticelli, Raffaello, Giorgione, delle opere dei quali l'artista conservava delle riproduzioni.
E fra i tesori della Roma antica, in particolare, Gauguin ritrova i miti e i sogni dell'Età dell'Oro che diverranno il centro dell'arte e del suo pensiero, in un legame profondo che supera l'istintività affidandosi alle capacità comunicative ed emozionali del colore, inteso come vibrazione interiore: nelle sue opere lo spazio, il tempo ma soprattutto il colore assumono una valenza autonoma e svincolata dall'opera stessa, rappresentando il fulcro della sua ricerca artistica.
Fra tante opere in mostra, ricordiamo 'Case a Vaugirard', esposta alla sesta mostra impressionista del 1881, un dipinto privo di figure e più contemplativo che narrativo, 'Donna bretone', 1886, un pastello su carta rappresentante una donna solitaria con l'elaborato copricapo tradizionale della regione, dai colori tenui e segni paralleli, 'Te Avae No Maria', 1899, con rimandi alle immagini cristiane, alle scritture religiose medievali e all'arte giapponese, una Madonna contemporanea circondata non da santi o martiri ma da grappoli di fiori esotici, ed infine 'Les Parau Parau', 1892, una visione di donne che conversano, dalla prospettiva insolita, abbandonata l'intimità del primo piano.
Fra le sculture, ricordiamo 'Testa di selvaggio', 1894, ceramica, 'Il pomeriggio di un fauno', 1892, bronzo, 'Fanciulla con cappuccio' 1888, gres, e 'Vaso con oche', 1888, ceramica.
Completa la rassegna un prezioso volume di grande formato edito da Skira, con la riproduzione delle opere in uno a vari ed esaustivi saggi.
'Paul Gauguin' al Complesso del Vittoriano a Roma sino al 3 febbraio pv, con il seguente orario: dal lunedì al giovedì ore 9,30-19,39; venerdì e sabato ore 9,30-23,30; domenica ore 9,30-20,30.
Costo del biglietto intero €10,00, ridotto € 7,50.