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editoriale
chi ha rapito Giacomo Mastro?
di Ada

Dopo quel che è accaduto con il rapimento di un giornalista di nome in Afghanistan molti interrogativi si pongono all'attenzione dell'opinione pubblica. Uno, tra i tanti, riguarda quel che potrebbe succedere in Italia, proprio nel nostro Paese e non nelle zone dove i nostri soldati sono impegnati in operazioni delicate e impegnative su mandato dell'ONU. Per fortuna, o meglio con le leggi predisposte qualche anno fa quando il fenomeno dei rapimenti era uno dei più fruttuosi per la malavita organizzata, il sequestro di persona a scopo di ricatto e di lucro sembra ora piuttosto "fuori moda", sia per l'entità della pena prevista per i responsabili, sia per le difficoltà per la famiglia delle vittime di trovare la somma del riscatto. L'immediato sequestro dei beni e il controllo dei familiari per opera della magistratura e degli inquirenti sono stati, infatti, determinanti per scoraggiare in qualche modo in partenza eventuali aspiranti sequestratori "professionisti". I dilettanti e gli improvvisatori sono sempre invece dietro l'angolo, purtroppo, e sono ancora più pericolosi come nel caso del bambino sequestrato e ucciso nel Modenese, ma questo è un altro discorso ed anche un problema di difficilissima soluzione.

Con il "precedente" dell'Afghanistan potrebbe invece crearsi una situazione ancora più insidiosa per le istituzioni. Facciamo un'ipotesi fantasiosa che non vorremmo neppure vicina alla realtà, ma tutto può verificarsi anche perché in Italia è già accaduto un qualcosa del genere con il rapimento di Aldo Moro: un gruppo di delinquenti comuni o di terroristi rapisce questa volta una persona qualsiasi. Un signor "nessuno" o un signor "Giacomo Mastro" che non è un giornalista, non è un politico, è un poveraccio qualsiasi, e se la famiglia avesse anche qualche cosa da dare ai rapitori, la cosa non avrebbe importanza, perché quei gentiluomini di cui ipoteticamente parliamo vogliono ben altro: la liberazione di alcuni detenuti amici o, per dirla tutta, di cinque o sei terroristi o imputati di terrorismo, pena l'uccisione dell'ostaggio.

Come la mettiamo con l'opinione pubblica giustamente inorridita dalle minacciose prospettive per la vittima ancor più se si tratta di un bambino? Tutti chiederebbero l'applicazione del "protocollo afgano" anche nei confronti di Giacomo Mastro che deve essere salvato "a tutti costi": Le Istituzioni sarebbero disposte a trattare con i rapitori? ( con Moro non accadde e l'allora presidente della DC fu tragicamente soppresso dalle brigate rosse). Si delegherebbe ad altri questo ingrato compito, eventualmente ad una, per ora, inesistente "emergenza italiana", tanto per non apparire trattativisti in servizio permanente?

Vale la pena far sapere, a qualcuno che potrebbe equivocare, che il salvataggio della vita di Daniele Mastrogiacomo finito nelle mani dei terroristi afgani è stato un intervento più che doveroso e umanitario, mentre qualcuno ha straparlato addirittura di vigliaccheria. Da più parti, anche non italiane, è stato, però criticato aspramente il sistema usato che lascia molti dubbi e interrogativi, uno dei quali, forse il più angosciante, abbiamo voluto esemplificare. Grazie a Dio queste detestabili evenienze non sembrano proprio probabili in questo momento. Siamo certi però che alla fin fine qualcuno troverà la soluzione del problema che, tanto per non smentirci, sarà "all'italiana".

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