torna a "LaFolla.it" torna alla home page dell'archivio contattaci
cerca nell'archivio




ricerca avanzata


Google



contattaci

ingrandisci o rimpicciolisci il carattere del testo

editoriale
perché Berlusconi e Fini non pensano a dimettersi

motivi più o meno non detti ma legittimi

di Ada

L'ultima cosa che Berlusconi e Fini pensano ora è quella di dimettersi e ciò per motivi e ragioni politicamente legittimi da parte di entrambi. Partiamo da Gianfranco Fini perché la situazione è più semplice. Il presidente della Camera non rinuncia certo alla prestigiosa carica in un momento in cui il suo nuovo partito ha bisogno come non mai di apparire sui "media" televisivi e non. Non c'è nulla da fare per smuoverlo, salvo elezioni che dovessero andare male. Si spiegano così i tentativi riusciti di costituire in tutta fretta un nuovo centro politico che appare al momento solo a scopo elettorale, perché le tre componenti ( con tre leader di tutto rispetto) andando ciascuna per proprio conto di fronte al corpo elettorale rischiano moltissimo di non raggiungere il quorum. Ricordiamoci del piccolo partito di Bertinotti fuori dal Parlamento con tutto il suo vertice, pur comprendente lo stesso ex presidente della Camera dei deputati.

Una nota a margine, aggiungerebbe qualcuno, malizioso, a proposito di Fini. E' stato in silenzio al suo posto presidenziale, fin quando si è reso conto - così ha fatto sapere dopo la rottura con Berlusconi - che nel PDL non contava nulla e non appariva. Poi è esploso, ma ora dovrà affrontare una ingombrante partnership con Casini e Rutelli, i quali non gli opporranno per tenerlo a bada certo un piccolo appartamentino di incerta proprietà a Montecarlo, ma sostanziali motivi e ideali politici.

Per Berlusconi il discorso è diverso perché non ha certamente problemi di apparire in TV e sugli altri media. La carica di presidente del Consiglio lo "protegge" poi in qualche modo ( ora un po' meno dopo le recenti pronunce della Consulta) dalle inchieste dei PM soprattutto milanesi. E poi uscire con dimissioni spontanee senza un giudizio degli elettori non appare rientrare nelle caratteristiche "volitive" del personaggio.

Ancora più decisiva sembra infine la sua preoccupazione (e quella del partito) è che il Quirinale possa fare, di fronte a dimissioni spontanee del premier, un estremo tentativo di incaricare qualcuno di formare un nuovo Governo con una nuova maggioranza. Nel caso molto probabile che il Presidente incaricato non riuscisse a trovarla in questo parlamento, sarebbe lui e non Berlusconi a "gestire" le inevitabili elezioni politiche. La differenza non è cosa da poco.

articolo pubblicato il: 03/02/2011

Commenta Manda quest'articolo ad un amico Versione
stampabile
Torna a LaFolla.it