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speciale Antoni Gaudí
verso la Beatificazione

se ne parla da subito dopo la morte


Oggi si lavora sulla positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis, un volume stampato nel quale vengono raccolti:
1. Un excursus sulla storia della causa o del processo, l'apparato probatorio.
2. Le dichiarazioni dei testimoni, la documentazione sulla vita, l'opera e la fama di santità di intercessione del servo di Dio.
3. Il parere sui suoi scritti.
4. La biografia documentata del servo di Dio.
5. La informatio sulle virtù esercitate in modo eroico dal candidato.

I consulenti storici, i consulenti teologici ed il congresso ordinario di cardinali e vescovi della Congregazione per le Cause dei Santi studiano la positio super vita,virtutibus et fama sanctitatis. Se i pareri di questi concordando a favore dell'uso eroico delle virtù da parte del Servo di Dio, il Prefetto di detto dicastero romano presenterà al Santo Padre il rispettivo decreto di eroicità delle virtù perché ne possa autorizzare la pubblicazione. A partire da quel momento Antoni Gaudí potrà essere chiamato venerabile (non può ancora ricevere culto pubblico).

Quando a Gaudí chiedevano sui tempi necessari a terminare le opere del "Templo espiatorio de la Sagrada Familia", egli soleva rispondere "Il mio cliente non ha fretta". Allo stesso modo il processo di beatificazione di Antoni Gaudí solo Dio sa quando finirà. Come Gaudí vogliamo lavorare senza fretta, studiando a fondo i contenuti biografici, le testimonianze, gli scritti, etc., che serviranno per elaborare la positio. Non possiamo parlare di nessuna data concreta: chi potrebbe calcolare e prevedere la data di un miracolo?

Se dipendesse dagli uomini potremmo augurarci che nel giro di alcuni anni il postulatore concluda il suo lavoro di elaborazione della positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis con l'approvazione del relatore designato dalla Congregazione per le cause dei Santi.

Per il riconoscimento del possibile miracolo ci rimettiamo nelle mani della Provvidenza divina "solo Dio sa il giorno e l'ora" (Mt. 24,36) e pertanto "rimaniamo vigili" (Mt. 25, 13), ricordando sempre che "il nostro cliente non ha fretta".

«La vera storia dell'umanità -insegnava papa Giovanni Paolo II- si identifica con la storia della santità (...): i Santi e i Beati ci si parano davanti come testimoni, ovvero come persone che, annunciando Cristo, la sua persona e la sua dottrina, hanno dato luogo a una manifestazione solida, concreta e credibile di una delle note essenziali della Chiesa, che è precisamente la Santità.

Senza quella testimonianza continua la dottrina religiosa e morale predicata dalla Chiesa correrebbe il rischio di confondersi con un'ideologia meramente umana, essendo dottrina della vita, cioè applicabile e traducibile alla vita: dottrina che deve essere vivida, secondo l'esempio di Gesù Cristo che proclama "Io sono la Vita" (Gv 14,8) e afferma che è venuto per dare quella vita e darla in abbondanza (cfr. ibid.,10,10).

La santità, dunque, non come ideale teorico, ma come cammino che è necesario percorrere nella sequela fedele di Cristo, è un'esigenza particolarmente urgente del nostro tempo (...).»
San Giovanni Paolo II, "discorso del 15-II-1992", in: Insegnamenti, 1992. p. 304-305.

Un uomo che consacrò la sua vita e il suo operato all'esaltazione Della fede, che diede esempio nella quotidianità e che lasciò un'impronta d'eternità nelle sue opere, merita di essere mostrato ai fedeli come esempio e ai non fedeli come spunto di riflessione. Gaudí era un uomo innamorato del suo lavoro, e aveva un'esigenza personale sempre crescente, che trasmise anche ai suoi collaboratori, di perfezione, bellezza, collaborazione con il Creatore, in una parola, della Gloria di Dio. Dirigeva tutti i lavori personalmente, persino quelli più semplici. I suoi metodi di organizzazione suscitarono curiosità e i colleghi della città cominciarono a criticarlo e a vederlo come "desideroso di apparire". Alcuni di questi colleghi cominciarono a inviare i loro mastri costruttori alla Sagrada Familia a lavorare per Gaudí in incognito ma spesso questi decidevano di rimanere con lui, si licenziavano dai loro posti d'origine e chiedevano lavoro a Gaudí per poter imparare, desiderosi di migliorare professionalmente.

«Il lavoro -diceva- è frutto della collaborazione e questa si può basare solo sull'amore. L'architetto deve saper valorizzare ciò che gli operai sanno e possono fare. Si deve valorizzare la qualità preminente di ognuno. Questo significa: integrare, mettere assieme tutti gli sforzi e tendere loro la mano nel momento in cui si scoraggiano; in questo modo possono lavorare sentendosi a loro agio, con la sicurezza propria di chi ripone piena fiducia in colui che è a capo. Inoltre bisogna ricordare che nessuno è inutile, tutti servono (anche se non tutti hanno le stesse capacità); la questione è capire a cosa serve ognuno.»

Gaudí aveva a cuore i suoi operai nell'aspetto professionale così come nella loro vita personale. «Dicevo sempre a Raimundo: Abbi cura di te! Fidati. Sei ancora in tempo. Dovresti fare un po' più di esercizio fisico: camminare. E mangiare meno, un po' di dieta. Stai attento che se non hai un po' di testa, esploderai!!». La sua abitudine a intervenire personalmente nelle varie mansioni lo metteva in contatto, necessariamente, con tutto il personale del cantiere. «Questo è un lavoro adatto a José che ha molta pazienza» diceva «Che lo faccia Andrés che è più alto e gli sarà più facile!»

Gaudí praticava e difendeva il sacrificio: «La vita è amore e l'amore è sacrificio. Il sacrificio è l'unica cosa veramente fruttifera. Il motivo del progresso spirituale e materiale degli ordini religiosi, delle famiglie, è che tutti i suoi membri si sacrificano per il bene comune.» «L'esercizio fisico, la sobrietà nel mangiare, bere e dormire, sono mortificazioni del corpo che combattono efficacemente la lussuria, la pigrizia e l'ubriachezza...»

Gaudí praticava in vita le virtù e la pietà: «La vita è una battaglia, per combatterla è necessaria la forza e la forza è una virtù che va alimentata e può aumentare solo con la cura dello spirito, ovvero con le pratiche religiose». Vediamo dunque come egli frequentava i Sacramenti. Aveva sempre un direttore spirituale, pregava il rosario, leggeva il Vangelo, visitava i malati, faceva elemosina e si sottoponeva a severe penitenze. Frutto di questa crescita esteriore (maggiore esperienza professionale, maggiore conoscenza della tecnica e dei materiali) e della crescita interiore (relazione personale con Dio più profonda) è l'imprimersi nelle sue opere di un carattere speciale, impressionante, che ha attratto e attrae l'attenzione di molti e unisce Amore e Architettura.

L'architetto Joan Bergós Massó, collaboratore di Gaudí, scrive nel suo libro Gaudí.L'uomo e l'opera: «Durante gli ultimi dieci anni di vita Gaudí visse dedicandosi esclusivamente al Tempio della Sagrada Familia. La sua vita è pienamente ascetica, la sua pietà è al limite del misticismo e la sua produzione valica i confini dell'architettura più elevata, sostenuta da una crescente esaltazione lirica. Si compiace con il risultato policromo del primo campanile e me lo mostra dicendo: "Guardi che bello...! Non è forse vero che sembra unire Terra e Cielo? Questo brillare di mosaici è la prima cosa che vedranno i navigatori avvicinandosi a Barcellona: sarà un benvenuto radioso!!"»

E più avanti scrive: «Gaudì arrivò infine a trovare quel senso di infanzia che chiede il Vangelo: una sera mi si avvicina dicendo: "Vado alla Chiesa della Merced che devo dire un po' di cose alla Madonna"».

articolo pubblicato il: 06/05/2015 ultima modifica: 18/05/2015

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